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Anno IX. Sabato, 8 Ottobre 1910. Num. 41.


Giornale settimanale per le famiglie

IL BUON CUORE

Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE

Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena

E il tesor negato al fasto
Di superbe imbandigioni

Scorra amico all’umil tetto .....

ManzoniLa Risurrezione.

SI PUBBLICA A FAVORE DEI BENEFICATI della Società Amici del bene e dell'Asilo Convitto Infantile dei Ciechi
La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
RosminiOpere spirit., pag. 191.

Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.




SOMMARIO:


Educazione ed Istruzione. —Angelo Maria Cornelio. Antonio Stoppani nel XX anniversario della morte — P. Angelo Novelli. Eco di passate battaglie — Un importante convegno — L. Meregalli. I cristiani nel Circo — Benedizione materna.
Religione. —Vangelo della domenica seconda d’Ottobre.
Notiziario. —Necrologio settimanale — Diario.

Educazione ed Istruzione


ANTONIO STOPPANI

NEL XX ANNIVERSARIO DELLA MORTE


Lettere di A. Stoppani al Padre C. Maggioni



Già il Buon Cuore ha annunciato questa pubblicazione, ispirata dal duplice desiderio di commemorare lo Stoppani e di portare un beneficio all’Opera di Assistenza degli Emigrati e all’Italica Gens. Ora noi dobbiamo ritornare sull’argomento per un articolo che il giovane ma valente amico don Angelo Novelli, redattore attivo e apprezzato dell’Unione, ha pubblicato nel periodico settimanale portante per sottotitolo L’Idea, che è come il codino rimasto ancor vivo dell’Osservatore Cattolico.

Qui avanti riportiamo integralmente l’articolo di don Novelli; ma lasciando in avvenire piena libertà di parola all’amico prof. Morando, il quale, come commentatore delle lettere dello Stoppani, è più direttamente chiamato in causa, crediamo doveroso intanto, per la verità, anteporre alcune constatazioni di fatto.

«Meglio — così il Novelli — era dichiarare netto, senza ombre, che lo scopo letterario del presente libro fu di sparar l’ultima cartuccia in prò d’una questione che il grosso pubblico si ostina a creder morta....» No, don Novelli carissimo, non dovete attribuire al prof. Morando una intenzione che non poteva avere, perchè l’idea del volume è tutta mia, tutta del sottoscritto, il quale ha creduto, come crede tuttavia, che quell’interessante corrispondenza, colle biografie di due amici
indivisi, vissuti e morti col nome del Rosmini sulle labbra, fosse un degno omaggio alla memoria dello Stoppani e del Maggioni. Scartiamo adunque ogni sospetto di secondi fini, e veniamo alle inesattezze in cui è caduto l’amico don Novelli per un difetto ben invidiabile: la giovinezza. Infatti dal suo articolo il Rosmini appare un mito e lo Stoppani — presentato come “ uomo d’indiscutibile valore scientifico e di virtù sacerdotali preclare ” — figura una mente niente affatto convinta delle dottrine rosminiane. “ Rosminiano egli? Lo vollero tale gli ammiratori e fino ad un certo punto egli lo credette... ” Così scrive il giovane amico don Novelli, il quale, colla sua domanda e colla sua affermazione, dimostra di conoscere forse un po’ troppo poco la vita di Antonio Stoppani. La verità sta in questo, che lo Stoppani e il Maggioni passarono i più begli anni nel Seminario Arcivescovile sui libri di Antonio Rosmini, nel periodo fortunato in cui il celebre professore don Alessandro Pestalozza insegnava precisamente la dottrina del grande filosofo Roveretano. I due cuori di Stoppani e di Maggioni furono poi sempre conglutinati appunto per effetto delle loro convinzioni rosminiane e della loro ammirazione per il santo eremita di Stresa, dal quale attinsero le migliori ispirazioni e la fortezza necessaria nelle inevitabili traversie della vita. Il padre Maggioni confessava d’aver lette e rilette in ginocchio le più grandi opere del santo Roveretano, e lo Stoppani non iniziava un lavoro senza prima consultare l’enciclopedia rosminiana, colla quale aveva cominciato la sua carriera fin dal 1861, quando, alla R. Università di Pavia, leggendo la sua memorabile Prelezione — qualificata dall’illustre Taramelli uno squillo di tromba che ci chiamava a raccolta — e preludendo sulla sua prima cattedra al suo avvenire di gloriose battaglie, invocava lo spirito del sommo suo maestro Antonio Rosmini. E chi, se non lo Stoppani, scrisse, come ben dice il Morando, quel Programma, che è forse la migliore tra le molte eccellenti cose pubblicate in un periodo di battaglie, un volo superbo attraverso la storia della filosofia dall’antichità fino a noi? Lo Stoppani era entusiasta del Rosmini come del Manzoni, il quale soleva dire: «Le opere rosminiane costituiscono un arsenale in cui trovansi le armi necessarie per combattere qualunque errore filosofico o re-