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308 IL BUON CUORE


da lodarsi, e per le quali gli ideatori sacrificano pure — ed in oggi è qualcosa — danari di tasca loro.

Come esempio ci piace citarne due tipiche.

Una è quella del Codice dell’affabilità. L’autore ne è ignoto, almeno a noi; però saremmo propensi a vedervi lo stile, e più il cuore, di una gentile, pia signora. Il codice comprende 10 articoli, ed eccoli:

1. Proporsi ogni mattina Cristo per modello, mitis sum et humilis corde.
2. Allontanare la malinconia, anche quando si è soli, tenendo sempre il volto composto a serenità.
3. Ubbidire con umiltà e prontezza.
4. Non comandare senza aggiungere una parola di garbo.
5. Reprimersi, per non mostrarsi nè contrariati nè malcontenti, specialmente con le persone che ci sono antipatiche.
6. Cercare ogni mattina, davanti al buon Dio, ciò che può far piacere a quelli che ci circondano, studiarne i gusti, i bisogni, ecc.
7. Proporsi di usare sempre le formule di gentilezza, il buon giorno, la buona sera, il grazie, il sorriso, all’incontrarsi, l’addio, ecc.
8. Non dare avviso, o rimprovero senza prima trovarsi calmi e senza aver studiato il modo più dolce ed insinuante.
9. Sacrificare i proprî gusti per lasciar posto ai gusti degli altri, nella scelta del cibo, del giuoco, del libro, del passeggio, ecc.
10. Domandare scusa appena mancato.

Non c’è che dire, il Codice dell’Affabilità è magnifico, e, anzi, sotto un titolo di significato se vogliamo lieve e mondano, rinserra un tesoro di norme diremo vitali, e che, se applicate — nella loro evangelica essenza — farebbero davvero cangiare la faccia della terra. È, però, un vero codice eroico, che richiede tale disinteresse e forza quale oggi non è davvero comune trovare. Non sono forse le maggiori battaglie quelle contro sè stesso?

Il secondo esempio è una specie di codice anch’esso, ma senza alcuno esplicito carattere religioso.

Lo troviamo intitolato: Massime necessarie per appartenere al consorzio umano, ossia i 10 comandamenti dell’uomo, e n’è autore E. Bossi, l’operaio industriale romano, che l’ha fatto stampare per suo conto — principalmente ad uso e consumo d’un suo nipote — e lo sparge gratuitamente nel pubblico. Reca la data del 16 agosto scorso e, anch’esso, è in 10 articoli:

1. Anteponi il sentimento del dovere a quello del diritto.
2. Non lasciarti guidare dall’istinto ma dalla ragione.
3. Non rimettere a domani ciò che puoi fare oggi.
4. Sii amabile con chicchessia.
5. Conserva la calma in tutte le manifestazioni della vita.
6. Sii sereno nella gioia e nella sventura.
7. Rispetta l’opinione altrui per avere il rispetto della tua.
8. Sii riconoscente con chi ti beneficò.
9. Venera e rispetta l’età e l’esperienza.
10. Sii diligente, giocoso e fermo di carattere.

Anche qui abbiamo delle eccellentissime massime sociali, che completano, virilmente e modernamente, il Codice dell’Affabilità, e che se applicate anche modestamente, basterebbero a produrre una benefica rivoluzione in quei rapporti sociali, che la lotta per la vita e la nevrastenia rendono ogni giorno più crudi e stridenti.

IL DECRETO PONTIFICIO

circa l’età per la prima comunione


Il distinto sacerdote don Angelo Novelli, su questo argomento di attualità, che tanto interessa le famiglie, ha pubblicato nell’Unione le seguenti considerazioni:

Abbiamo veduto come il recente decreto della sacra Congregazione dei Sacramenti riguardante l’età della prima comunione, non importi nessuna innovazione sostanziale in materia, ma è un ritorno puro e semplice alla legge ecclesiastica non mai abrogata, anzi più volte confermata in questi ultimi tempi. Ciò che toglie in modo definitivo il recente decreto è la interpretazione pratica, che di tal legge era invalsa — non universalmente — interpretazione che con tutta probabilità ebbe origine spuria dai rigorismi gianseniani, e che venne poi accettata e sostenuta anche da teologi per il concetto, non riprovevole, che all’augusto sacramento si dovesse grande rispetto e che questo rispetto sembra meglio garantito con una notizia più matura del sacramento nel comunicando. Non sarebbe per altro inteso il decreto nella sua vera portata, qualora non si indagasse il principio che lo regge e che ora viene richiamato a sostituire quello che resse fin qui la pratica corrente. Ora tale principio appare evidente nel decreto in parecchi punti, là in modo particolare dove si parla del singolare amore di Gesù per la infanzia innocente e là dove si prospetta il male che può derivare alle sorti spirituali del fanciullo, al quale si ritarda l’unione eucaristica con Gesù. «Codesta consuetudine — è detto — per la quale col pretesto di tutelare il decoro dell’augusto sacramento vengono allontanati da essi i fedeli, fu causa di molti mali. Avveniva in fatti che l’innocenza della tenera età divulsa dall’abbraccio di Cristo, non venisse nutrita da nessun succo di vita interiore; da ciò derivava anche che la giovinezza privata di un validissimo aiuto, da tante insidie circondata, perduto il candore cadesse nei vizi prima ancora che i santi misteri delibasse. Anche se si premetta alla prima comunione una più diligente preparazione e un accurata confessione — cosa che non si fa dovunque — è sempre tuttavia lagrimevole la perdita della prima innocenza, che la Eucaristia ricevuta in più teneri anni poteva evitare».

È dunque la virtù soprannaturale che l’Eucaristia possiede come rimedio preventivo del peccato, il principio che nel decreto viene richiamato. Ora un tali principio è senz’altro una conseguenza naturale, derivante da tutta I’ economia soprannaturale in cui, per bontà divina trovasi attualmente collocato l’uomo, e