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IL BUON CUORE 293


basta invocare Dio, bisogna, soprattutto, adorarlo con la vita pura e degna! Bisogna che la richiesta che ogni giorno risuona sulle labbra del cristiano: Sia fatta la tua volontà, non sia invocazione vana, ma sospiro del cuore....

Chi la sa la volontà del Signore su di noi! Nessuno! Tutti la ignoriamo: sappiamo solo che vuole da noi la bontà d’ogni giorno, d’ogni ora; sappiamo che la sua volontà ci si manifesta nelle circostanze nelle quali veniamo a trovarci....

Come le accogliamo queste contingenze varie, a volte liete, spesso tristi e dolorose?...

È cristiano o tutto terreno, tutto di quaggiù, il nostro comportamento? Come la facciamo noi la volontà del Signore?... Oh, mio Dio, quante deficienze!

Attacchiamoci a Gesù e impariamo da Lui ad essere ubbidienti, se è necessario, fino alla croce, fino alla morte!

Per l’Asilo Convitto Infantile dei Ciechi


OBLAZIONI.

Somma retro L. 108487 46

Signora Enrica Calegari vedova Bergomi, per una Messa in perpetuo anche in suffragio della propria Madre |||
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Totale L. 108587 46



S. E. il Generale

Gran Collare della SS. Annunziata



Scomparve una nobile figura del risorgimento italiano, una figura completa; completa materialmente, completa moralmente.

Completa materialmente. Egli abbracciò colla sua vita tutto il lungo periodo dell’epopea nazionale, assistendone ai principî e accompagnandola nel suo svolgimento fino alla fine. Ascritto per tradizione famigliare all’esercito, prese parte alla prima guerra del 1848 per l’indipendenza. Dopo la sconfitta di Custoza, ritiratosi l’esercito sardo sopra Milano, il Revel, capitano di una batteria, difese con essa l’irrompente esercito vincitore. Combattè valorosamente a Novara. Nel 1854 prese parte alla spedizione di Crimea, occupando già un posto distinto nello stato maggiore dell’esercito inglese. A S. Martino, nel 1859, colla sua divisione di artiglieria contribuì grandemente, prima alla resistenza, poi all’offesa, che portò alla vittoria, che doveva avere così radicali conseguenze nella redenzione totale d’Italia. Nel 1866 ebbe un incarico dei più importanti e difficili, di rappresentare l’Italia nella cessione della Venezia, fatta da Francesco Giuseppe a Napoleone, e da Napoleone all’Italia. Fu ministro della Guerra e generale d’armata.

Completa moralmente. Egli unì nel suo animo in un
solo pensiero e in un solo affetto, l’amor di patria coll’amor di religione. Egli era intimamente convinto che questi due sentimenti potessero armonizzarsi; anzi dovessero armonizzarsi, e solo dal loro connubio leale, sincero, costante, aspettava il vero e completo bene della patria. E pari a questa convinzione fu sempre la manifestazione esterna della sua vita. Giammai egli nascose nel suo fervore patriotico i suoi sentimenti religiosi, giammai egli sacrificò i suoi sentimenti di devozione alla patria, davanti alle imposizioni di partiti politici ammantati di religione.

Fu uomo di carattere, tutto d’un pezzo. La sua figura, alta, diritta, il suo volto severo e sereno a un tempo, rendevano bene al di fuori l’indole dell’animo suo dolce e dignitoso.

Ritrattosi a vita di riposo, non riposò. Cessata l’opera delle armi, intraprese l’opera della penna, e scrisse con mente lucida, con penna nitida, con esattezza scrupolosa, diversi volumi, che ritraggono in serie successiva i momenti più importanti del Risorgimento Italiano, che torneranno di utile documento a chi un giorno vorrà scrivere in modo imparziale e completo quella storia.

Venne dal Re onorato col supremo onore dell’Ordine della SS. Annunziata, e fu concorde l’approvazione di tutti per la ben meritata onorificenza.

Una nota gentile allietava l’ultimo periodo della sua vita, protrattasi alla eccezionale longevità di anni 93. Egli godeva di aversi intorno la schiera festante dei figli delle sue figlie: gli pareva di rivivere in essi una novella vita.

Era onorato dall’amicizia di persone illustri, fra le quali merita speciale menzione Monsignor Bonomelli, ed alla sua volta concedeva la sua stima e la sua affezione a molte persone, nelle quali era contento di vedere l’attuazione del suo programma di patria e religione insieme unite.

La sua morte fu placida e serena come la sua vita. Vi era già preparato da molti anni. Una delle sue visite consuete, in Milano, era di andare alle Chiese ove era esposto il SS. Sacramento per le quarant’ore.

L’annuncio della sua morte sollevò un senso di generale compianto. Le condoglianze arrivarono alla famiglia da ogni parte. Il Re, la Regina Margherita, il Duca di Genova, i Presidenti del Senato e della Camera, con affettuosi telegrammi, manifestarono quanta parte prendessero al grave lutto.

Come complemento, riportiamo due speciali telegrammi, quello del Presidente del Consiglio, on. Luzzati, che ben riassume i molteplici aspetti del carattere dell’uomo illustre; e quello di Monsignor Bisleti, che con parole di lagrime invia l’espressione del cuore di Sua Santità Pio X.

Ecco il telegramma inviato da Luzzatti: «Il Governo si associa al dolore della famiglia per la scomparsa di un patriota eminente, di un cittadino puro che rese grandi servigi alla patria ed al Re senza strepito di gloria e di rumori mondani colla devota modestia che contrassegna il vero valore morale e militare. —

«Luzzatti»