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IL BUON CUORE 285


tria, di famiglia, ma non sia una canzone chiesastica od esclusivamente religiosa.
c) Sia sopratutto calda di sentimento buono e vibrante: e contenga pure, se si crede, la nota amorosa, ma abbia allora forma non lasciva od abbandonata, e canti in modo elevato l’amore sano ed onesto.
3.º Il concorso scade il giorno 31 ottobre 1910. Dopo quest’epoca il Comitato Centrale nominerà la Commissione incaricata di esaminare i lavori presentati e di assegnare il premio.
4.º Alla canzonetta prescelta sarà assegnato un premio di lire cento.
5.º Esaurito il concorso verrà aperta la busta corrispondente alla canzone premiata e reso noto il nome dell’autore al quale verrà inviato il premio.

Le buste corrispondenti alle canzoni non premiate verranno distrutte, salvo contrario desiderio dei concorrenti, esplicitamento dichiarato.

6.º Le canzoni premiate resteranno proprietà del Comitato Centrale.

Quelle non premiate saranno rinviate agli autori o resteranno al Comitato Centrale, a seconda della preliminare dichiarazione degli autori stessi.


Norme del concorso.

I lavori saranno inviati, raccomandati, entro il tempo indicato, all’indirizzo del Comitato Centrale Italiano, per la pubblica moralità, Via Accademia Albertina, 3, Torino.

Non porteranno il nome dell’autore, ma un motto; questo sarà ripetuto sopra una busta chiusa, entro la quale sarà scritto il nome ed il cognome dell’autore ed il suo indirizzo od un suo recapito.

Il concorrente il quale desidera che dopo il concorso gli sia rinviato il manoscritto, lo dichiari in una lettera, unita al lavoro che presenta al concorso e firmata col suo motto, nella quale indichi il nome (che può essere anche di altre persone) e l’indirizzo a cui desidera sia rinviato il suo manoscritto, o autorizzi ad aprire la busta col suo nome dopo terminato il concorso. Inoltre unisca alla lettera, in cartolina vaglia, l’importo della rispedizione del manoscritto raccomandato.

Le canzonette presentate colla dichiarazione, ma senza questo importo e non premiate, non si restituiranno e saranno distrutte: quelle presentate senza la dichiarazione e non premiate resteranno proprietà del Comitato, che potrà distruggerle o conservarle od anche pubblicarle senza nome di autore.

PENSIERI


Le cose più buone e più belle nelle quali sembra, ed è più difficile l’eccesso, possono diventare meno belle o pericolose o cattive, se giungono all’eccesso o alla esagerazione.


Ah! quanto conoscono male la natura umana coloro che pretendono che l’uomo non abbia bisogno che di sè stesso per dirigere la propria coscienza.


Se è vero che i luoghi mutano le disposizioni del nostro animo, è pur vero che lo stato dell’animo muta anch’esso di molto l’aspetto dei luoghi.

Religione


La Madonnina di Alzate in ristauro


Per chi non lo sapesse, si chiama con questo vezzeggiativo un bel Santuario dedicato alla Vergine, là nella silenziosa solitudine digradante verso mezzodì di Alzate, dove le strade per Brenna e Cantù si staccano per inoltrarsi tortuose e serpeggianti nell’oscurità di negre, selvagge boscaglie. L’antico nome sarebbe quello di Beata Vergine del Rogoredo, dalle roveri che si trovavano sul luogo ove sorse il Santuario di cui è parola. Là tutto tace in un silenzio di tomba, rotto soltanto dalle miti cantilene dei devoti che cantano religiose canzoni; ed ora anche dall’acuto lacerante fischio che la vaporiera del convoglio ferroviario che fa servizio fra Como e Lecco, lancia in aria, quasi un saluto alla Madonna di questi boschi deserti.

I divoti traggono anche da lontano per venire a deporvi ai piedi di Maria, la spregiata lacrima, l’umile prece, le loro speranze, le loro gioie, i loro affanni. La consuetudine di questi pellegrinaggi singoli o collettivi, è antica, e si perde nell’oscurità dei tempi, quando nessuno ancora pensava ad affidare alla carta la cronaca che svolgevasi senza mondan rumore fra una fede semplice e di nulla curante, e la rispondente degnazione della Madre di Dio che accoglieva i sospiri e le lacrime e le preci e i voti degli umili per coronarli di grazie insigni. Per gli Alzatesi, questo Santuario è il loro Palladio; il luogo ove nelle ore grigie difficili della vita, nei momenti di prove supreme, quando la mano misteriosa che colpisce dall’alto, pur sempre è salute, si aggrava di più, si appuntano i pensieri e gli sguardi in una fiducia non mai smentita; qui si volge per l’ultima volta il moribondo sguardo dell’agonizzante, come cercando un viso noto, una mano soccorritrice nell’estremo cimento, quasi a implorare un più valido aiuto sperabile soltanto dalla sua Madonna venerata fino dall’infanzia.

L’uomo dei campi o dell’officina, quando passa vicino a questo Santuario si sente compreso da sacri sensi, si scopre il capo e ripete in suo cuore il noto saluto dell’Ave Maria; la donna e la fanciulletta che anche da lontano veggono profilarsi sul verde sfondo dei boschi la loro Madonnina, provano dei palpiti inusitati, dal cuore sale per fiorire sul labbro, sul volto, il più casto dei sorrisi, che esprime la gioia di sapere come questa è la Casa di Maria; e teneri sgorgano la loro semplice invocazione, il loro saluto.

Famigliare io pure, e per molti anni a queste località e al Santuario che dà loro un nome più specificato, dà loro tanta vita, non sarebbe stato perdonabile, se trovandomi vicino per ragioni di ministero, non avessi approfittato dell’occasione per farvi una breve visita.

Pertanto il dì due agosto or ora passato, lasciavo Alserio dove mi trovavo da quattro giorni per il Perdono d’Assisi e dove fui stupito di vedere la più im-