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282 IL BUON CUORE


ambiente aperto, ventilato, scaldato dai raggi diretti del sole, purificato dell’aria ossigenata; e sul suo cuore così impressionabile, sulla soglia dell’adolescenza, e tanto facile a contrarre abitudini, gusti, criterii morali che spesso non si modificano mai più.

Insinuata la consuetudine di vita volgare e triviale, soffocati i richiami del pudore e del riserbo tanto amabili nella donna, trovato gustoso l’acre sapore del male, perduta quella gentile femminilità che rende così cara una fanciulla e assunta una libertà di modi troppo arditi, sguaiati anzi, ogni protezione contro il male è tolta, ed è facile il passo alla corruzione se appena si fa innanzi seducente, audace e senza scrupoli un tentatore; che, a vero dire non manca mai dove si accoglie cotal sorta di fanciulle, per il riflesso molto naturale che è facile far acquisti là dove non si aspetta altro che un compratore a qualunque prezzo e condizione.

Molly, non certo nè più forte nè migliore di tante altre, si lasciò influenzare sinistramente dalle compagne, riuscendo come una di loro, corrotta e corruttrice, travolta dalla corrente e divenuta zimbello dei propri istinti strumento d’ogni licenza in mano di svergognati sfruttatori di donne cadute nella più umiliante degradazione.

Era troppo. Il bon fondo naturale che, nel naufragio miserando della primitiva caduta non potè venir sommerso tra gorghi spaventosi per nessuno dei figli di Adamo, erasi salvato anche nel cuore di Molly. Pertanto, la violenza esercitata su lei la urtò, le cagionò nausea, orrore, agonie, sensi di ribellione più o meno decisi, finchè venne il giorno della liberazione.

Verso il 1852 — dopo le strepitose conversioni al cattolicismo iniziatesi sette anni prima e segnanti i nomi gloriosi del Cardinal Newman, del P. Faber — è saputo che nella località londinese detta Brompton si eresse l’attuale Oratorio dei Filippini, la cui Chiesa in stile e gusto e splendore italiano e con funzioni religiose praticate con pompa ed entusiasmi pure italiani, attrassero un mondo di gente anche protestante, non fosse altro, per curiosità.

A quella predicazione infaticabile, fiammeggiante di zelo, spesso tenuta dal P. Faber e dal P. Newman, l’uditorio era conquiso; e non infrequente il caso di conversioni non foss’altro, a vita più morale se non adirittura al cattolicismo, in grazia dell’insistenza del predicatore sulla necessità d’una purificazione del cuore, d’una sublimazione dei costumi dall’estrema degradazione alla purezza degli Angeli.

Molly, nelle ore che le sue condizioni di operaia e donna perduta le concedevano, si recava spesso alla splendida Chiesa dell’Oratorio, attratta di preferenza dalle malìe del culto esterno cattolico, ma sopratutto dal canto sacro che in quella chiesa si eseguiva con impeccabile precisione e bon gusto e ardore. La predicazione finì per trasformarla in un essere affatto diverso; cominciò a inspirarle fiducia in una riabilitazione, a svegliarle in cuore il senso di decenza e di purità, le soddisfazioni le gioie d’una facile redenzione, la nausea lo schifo dello stato presente — vedevasi un mucchio di luridume fisico e morale — da ultimo il coraggio di

agire. Però, tutta la sua conversione si arrestò qui, nè volle, nè potè assorgere a conversione religiosa fino a entrare nella Chiesa cattolica. Ad ogni modo era già molto anche questo e c’era bene da rallegrarsene.

Dal canto suo Molly non pensava tampoco a quel passo supremo. Pensò invece ad un altro, di carattere affatto terreno. Ella aveva sempre avuto una voce del più puro e delicato timbro; e le compagne colle quali piacevasi di cantare, spesso ebbero a lodarla, a felicitarsi con lei, che possedeva un così prezioso dono di natura; formulando supposizioni non sempre fantastiche sui possibili vantaggi che cotal dono avrebbe potuto arrecare, se non fosse stato della vita dura di opprimente lavoro e di insufficiente alimentazione che impedivano il naturale sviluppo; se avesse potuto collo studio e coll’arte educare la voce.

Ora accadde che proprio nella magnifica Chiesa dell’Oratorio di Brompton, la voce di Molly, che volontieri univasi al canto del bon popolo, fosse udita, notata da un signore, agente teatrale, in cerca di personale da scritturare. Nei cori religiosi, per quanto ben nudriti, poderosi, la voce di Molly si distingueva facilmente per la potenza degli acuti di voce di soprano che slanciavansi in alto, su su fino alla volta, fino alle stelle, come getti argentei, luminosi, proiettati da qualche misteriosa fontana. E anche se abbassavasi di tono, e si faceva più naturale, più facile e quindi più docile alle svariate inflessioni dell’arte o del capriccio o della passione, anche allora, e più si distingueva per la morbidezza carezzevole, per la dolcezza seducente, molle, voluttuosa così da gettare scintille incendiarie nel sangue di più d’uno dei divoti e dei curiosi che ascoltavano.

L’incettatore di personale di palco scenico aveva trovato il fatto suo; e dopo un seguito di pratiche riuscì a persuadere la piccola convertita a studiare e darsi all’arte teatrale; quanto alle spese, il suo Direttore avrebbe pensato a sostenerla colla cassetta della Società.

Così non ancora digrossata e tanto grezza, Molly passò successivamente dall’uno all’altro professore di canto, di recitazione, di mimica, e da ultimo al Conservatorio musicale molto apprendendo e perfezionando la preziosa sua voce finchè fu il momento di debuttare.

Cosa curiosa! nessuno aveva dato fiato alle trombe per annunciare la nuova stella; l’opinione pubblica non fu in nessun modo preparata, accaparrata. E subito la prima sera — pur sostenendo una parte molto secondaria in un’operetta che restò memoranda nella memoria nel cuore della nuova artista — fu una rivelazione, un trionfo.

Da allora, non si contarono più nè le volte in cui si produsse, nè le corone di gloria conquistate. Da una città ad un’altra, da una ad un’altra regione, fu una corsa sfrenata in una luminosità di trionfi incessanti. E coi trionfi, coi doni regali, e la commozione della stampa, gli omaggi dei soliti che a teatro debbono esaurire la dignità d’uomo in adorazione ultraridicole e perdere la testa e la borsa innanzi ad una ballerina o ad una cantante, ebbe anche il danaro che saliva, saliva ogni dì più a favolose altezze.

Eppure, cosa insolita! Molly, non si lasciava ubbria-