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268 IL BUON CUORE


tare le spese. E, d’altra parte, quando in una casa ammala gravemente uno dei membri, non si pensa a spese, si sacrifica tutto pur di salvarlo. E la Società, la grande seconda famiglia, deve, come quella, compiere, per il suo bene, sacrifici senza misurarne la gravezza apparente e transitoria. Se i luoghi di lavoro e di prigionia e di sacrificio, presentassero anche, come la didattica della moderna educazione vuole nelle nostre scuole, l’aspetto gioviale del riposo e della ricreazione, necessari per rinfrancare e rinnovellare le forze e la prontezza e l’amore dell’operosità, noi vedremmo ben presto chiudersi lo spettacolo vergognoso delle giovani creature affollate nelle osterie, nel folto dei giardini pubblici, lontano dalla vigilanza materna; nelle improvvisate sale da ballo dove confluiscono come mille rigagnoli, torrenti limpidi e torbidi insieme. E lo scopo principale di quelle riunioni cordiali e festose dovrebbe essere non solo di allontanare ed evitare il male, ma riaccendere nelle anime, per mezzo del piacere dell’istruzione indiretta e dell’educazione, l’amore della famiglia, delle virtù domestiche, il rispetto dei doveri sacri verso i genitori, la venerazione per ogni loro consiglio o per la severa e dolce disciplina famigliare che, ora, disprezzano ed odiano come un freno ingiusto e crudele.

In quanto all’importanza di coltivare l’amore alla lettura e di guidarne con coscienza le ricerche e la scelta, essa è straordinaria specialmente oggi in cui, per il nobile bisogno che il popolo ha di appagare l’avidità della mente, più sveglia del passato, vediamo dilagare tra le fanciulle, i ragazzi, i giovani e le donne, per le vie, negli uffici, negli stabilimenti, in casa, libercoli di nessun valore letterario, educativo, istruttivo, non solo; ma dannosissimi per idee falsate dalla mancanza di serenità di chi scrive con preparazione ed intenti ben diversi di quelli di educare. Queste letture accrescono l’incontentabilità nelle masse giovani, fiaccano o sviano dalla rettitudine le energie migliori, fresche, possenti, serene delle nuove generazioni, creano il turbamento delle coscienze e le ombre di immaginari fantasmi nemici intorno; nella casa, fra gli amici, ovunque.

Sembra impossibile, eppure questo lavoro lento e costante di distruzione, o meglio, di traviamento, che ha portato il fango delle passioni nelle famiglie, spiega, secondo me, la brutalità di certi atti della folla, di individui contro individui, di crudeltà inaudite che la cronaca deve registrare quasi giornalmente. Infatti, quando nella casa non c’è più la dolcezza delle maniere, la venerazione per i genitori, la cortesia affettuosa tra i fratelli, il rispetto reciproco e l’indulgenza benevola; l’indole dell’uomo s’inasprisce; egli perde la squisitezza dei migliori sentimenti, ciò che l’educazione morale gli ha dato di bello e di buono e si scopre negli istinti volgari di violenza e di prepotenza e d’egoismo. E se tale brutalità si sfoga nella casa, ove i più dolci affetti santificarono la nostra infanzia, dove la benedizione materna ed il capo bianco di nostro padre non si rispettano più; come reprimersi fuori di essa, tra gli altri individui, al cozzo delle loro volontà, dei loro desiderii, contrari ai nostri?

L’egoismo, mostro divoratore dell’anima umana e dei più generosi sentimenti, trionfa così, indomabile e feroce, mentre da ogni parte, forse per ingannare ipocritamente noi stessi, gridiamo fratellanza e stendiamo a destra ed a sinistra, le mani, in atto d’amicizia e di disinteresse, senza carezzare ed ajutare nessuno.

Io non so deplorare tutto ciò, senza una amarezza che sorpassa ogni dolore, poichè la causa prima di tanti mali, l’origine di tale rovina sociale, di cui non si potranno mai misurare i danni in ogni stato, in ogni condizione, nelle più disparate e lontane conseguenze, nei più contrari effetti, è proprio, come dissi, la famiglia: senza l’azione benefica ed educativa della quale a me sembra che tutte le nostre scuole, gli istituti d’educazione, le opere di beneficenza, di previdenza, di carità, sieno inutili rimedii, chiamiamoli pure così, perchè sono, in realtà, farmachi della scienza di fronte alle malattie che la natura dichiara inguaribili.

Eppure, senza una severa educazione della donna, senza cioè il rinnovamento e la redenzione della famiglia, che dipendono da essa, convinciamoci che non sarà possibile il progresso, il miglioramento della Società, l’avanzarsi delle genti verso il loro destino supremo; ma che, anzi diverrà certa e spaventosa ed irrimediabile la rovina dei migliori sentimenti e di quelle leggi di robustezza delle virtù, d’educazione morale che, sole, conservano le glorie passate e governano ed assicurano il progresso dei popoli verso l’avvenire.

Graziella Monachesi.


Anima nobile ed onesta, la signora Monachesi, con forma davvero elevata e con una sovrabbondante copia di argomentazioni che rivelano una donna studiosa, ha segnalato il pericolo del disgregamento della famiglia. È pur troppo vero il quadro ch’ella presenta delle operaie somiglianti «a quei fiori bellissimi per il colore smagliante dei petali e la rugiadosa freschezza delle corolle, a cui però fu negato il profumo»; ma l’egregia scrittrice, nel suo studio, è pervenuta a scoprire le prime cause del male e qualche rimedio efficace? Da questi lati il lavoro della Monachesi, benchè ammirabile, anzi risplendente per la potenzialità della sua penna superiore, ci sembra mancante: manca a nostro avviso quell’esperienza che proviene non dallo studio teorico, bensì dalle constatazioni pratiche, fatte per anni in diversi ambienti, nei diversi rami della società, nei campi del lavoro, dell’istruzione e della beneficenza; e manca soprattutto quella verità che deve venire dall’alto, al di sopra d’ogni argomentazione scientifica, sociale, o morale che si voglia dire.

Noi non esitiamo a ripetere quello che abbiamo detto più d’una volta: — Al disgregamento della famiglia e alla conseguente demoralizzazione delle masse si è pervenuti per gli effetti fatali della scuola laica. Il cattivo esempio è venuto dall’alto al basso e da un gran pezzo. Dall’Università alla scuola elementare — fatte le debite eccezioni — i ben pensanti constatano troppo sovente gli effetti micidiali dello scetticismo. Così oggi abbiamo un gran numero di maestri materialisti, propagatori di errore, e gran numero di studenti d’ambo i sessi, che starebbero meglio nei campi e nelle officine.

Oh, come si è rivelata sempre più deficiente la così detta istruzione civile e morale, senza l’idea religiosa! Invano pochi buoni tentano por freno al materialismo invadente; intanto il male si allarga colla enorme diffusione di libri immorali e di giornali che suscitano sfrenate e vergognose passioni con descrizioni sugge-