Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 33 - 13 agosto 1910.pdf/4

260 IL BUON CUORE


come Lui, e per la sua onnipotenza Maria fu tolta al sepolcro.

Inoltre, Maria è il più bel fiore che mai abbia figurato nel mondo spirituale, è la regina di tutti i fiori, perciò chiamata Rosa. Ma di più, Ella è la Rosa mistica, ossia nascosta. In qual modo essa è più nascosta a noi di quello che siano gli altri Santi? Che cosa si deve intendere per questa appellazione che noi Le applichiamo in modo affatto speciale? La risposta a questa domanda ci conduce ad una terza ragione di credere alla riunione del suo corpo sacrato alla sua benedetta anima e alla sua Assunzione al Cielo poco dopo la sua morte, anzicchè a credere al soggiorno del suo corpo nella tomba fino al dì della risurrezione.

La ragione è: se il suo corpo non è stato portato al Cielo, dove è adunque? Come mai ci è nascosto? Perchè non sentiamo dire che il suo sepolcro trovasi quà o là? Perchè non si fanno pellegrinaggi? Perchè non si mostrano reliquie di Maria, come di tutti i Santi in generale? Non è egli un istinto naturale quello che ci fa rispettare i luoghi dove sono sepolti i nostri morti? I sepolcri di morti venerati sono sempre stati in onore: S. Pietro parla del sepolcro di Davide come noto fino ai suoi tempi, benchè Davide fosse morto da secoli. Quando il corpo di Nostro Signore fu staccato dalla Croce, fu portato in un sepolcro nuovo.

Tale pure fu l’onore reso a S. Giovanni Battista, poichè S. Marco parla del suo sepolcro come generalmente conosciuto. I Cristiani dei primi tempi venivano da regioni lontane a Gerusalemme per vedere i Luoghi Santi.

E quando il tempo delle persecuzioni passò, essi diedero segni di rispetto anche più marcato alle reliquie dei Santi, come a quelle di S. Stefano, S. Marco, S. Barnaba, S. Pietro, S. Paolo, e d’altri Apostoli e Martiri. Questi corpi santi furono trasportati nelle grandi città e se ne mandarono particelle o reliquie in diversi luoghi.

È così che dal principio fino ad oggi la tenerezza e la venerazione verso i corpi dei Santi furono sempre una grande caratteristica della Chiesa. In verità, se vi ha un corpo di cui, più che d’altri, si dovea avere preziosa cura, è bene quello di Maria SS. Perchè adunque non sentiamo dire nulla del Corpo della Beata Vergine e delle sue reliquie separate? Perchè Ella resta così la Rosa nascosta? È egli conveniente che coloro i quali erano compresi di tanto rispetto e di cure pei corpi dei Santi e dei Martiri avessero trascurato Lei che era la Regina dei Martiri e dei Santi, che era la Madre stessa di Nostro Signore? È impossibile.

Perchè dunque Ella è così la Rosa nascosta?

È evidente che ciò deriva dall’essere il suo corpo lassù in Cielo e che venne tolto alla terra.

V. Newman,

Meditations and Devotions.

Traduzione di L. Meregalli.



Ricordatevi di comperare il 18.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che uscì in questa settimana.



Educazione ed Istruzione


Gli ultimi giorni di Carlo Alberto

14 maggio - 28 luglio 1849


Dalla penna dell’egregio avvocato cav. Attilio Fontana, redattore capo della Perseveranza, è uscito questo magnifico studio, che lumeggia egregiamente la mesta figura dell’infelice Re Carlo Alberto.

Il 14 e 31 maggio 1849 Carlo Alberto, nella Villa d’Entra Quintas, ricevette rispettivamente l’indirizzo della Camera dei Deputati e del Senato del Regno. Di questi indirizzi, vibranti di patriottica commozione, e delle caratteristiche risposte date da Carlo Alberto non disperante nel trionfo della causa italica, parlai l’anno scorso nella Perseveranza (n. 132). Fu precisamente in questo periodo di tempo che il Re, spossato dal lungo viaggio di circa un mese da Novara ad Oporto, cominciò a sentirsi male. E il male, con alternative di alti e bassi, di cupi scoraggiamenti e di care speranze, nel mese di giugno, andò sempre più aggravandosi col sopravvenire e svolgersi del luglio.

Sulla scorta di quanto scrisse il conte Luigi Cibrario, membro della Commissione senatoriale recatasi in Portogallo, delle lettere del sig. E. De Launay, incaricato d’affari sardo presso quella Corte, e dalle Memorie inedite del dott. Alessandro Riberi, credo non senza commozione ed interesse rievocare nei loro particolari gli ultimi giorni di esilio e di vita del Re Magnanimo.

La malattia.


La malattia che portò al sepolcro Carlo Alberto, pare fosse di antica data. Nei primi anni del suo regno egli era stato tormentato assai tempo dalla renella, che più tardi scomparve. Fu anche più volte tormentato da minacciose bronchiti. Ma covava maggior insidia nel basso ventre, offeso da un’antica malattia, consistente in una lenta infiammazione dell’apparato venoso abdominale, specialmente del circolo venoso del fegato e della vena porta in tutte le sue ramificazioni viscerali. Il processo di questa malattia poi aveva trovato un terreno favorevole nei pochi riguardi del Re per la propria salute. Egli, infatti, non s’era mai indotto a temperare l’alacrità del lavoro od i rigori delle sue osservanze religiose, nè la rapidità dei viaggi, nè la temerità con cui sfidava l’inclemenza delle stagioni. Aggiungansi poi le fatiche durate nelle due campagne del 1848 e del 1849, gli affanni ed i dolori morali per certe nere ingratitudini e follie, la terribile catastrofe di Novara, il viaggio rapido e disastroso da Novara ad Oporto, fatto, specie negli ultimi giorni, a dorso di cavallo, viaggio che esacerbò l’irritazione dei vasi emorroidali, stabilendovi un processo flogistico che più non si potè arrestare.

I medici, Francesco d’Assiz Souza e Fortunato Martins da Cruz, dapprima chiesti al letto dell’illustre infermo,