Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 31 - 30 luglio 1910.pdf/2

242 IL BUON CUORE


commento. Esse ci dicono che cosa è la emigrazione italiana e che cosa potrebbe diventare, quando fosse ben diretta, aiutata e difesa, e costituiscono nel loro insieme un conforto, un rimprovero e un ammaestramento. Se noi faremo sì che questa lezione non vada perduta e che non finisca in una sterile querela, ma sia principio di un’azione razionale e pratica della madre patria verso i suoi figli lontani, noi avremo compiuta un’opera altamente meritoria.

Ed è per questo, o signori, che io di buon grado accettai l’invito fattomi dal valoroso e benemerito Comitato dell’Associazione Nazionale a favore dei Missionari cattolici italiani, di parlarvi dei bisogni della nostra emigrazione e dei doveri verso la stessa, persuaso che le mie parole piglieranno forza e autorità dalla città forte e tenace nei propositi in cui sono dette, e da voi, o signori, che con benevolenza così gentile mi ascoltate....

I.


La emigrazione, o signori, è legge di natura. Il mondo fisico come il mondo umano soggiaciono a questa forza arcana che agita e mescola, senza distruggere, gli elementi della vita, che trasporta gli organismi nati in un determinato punto e li dissemina per lo spazio, trasformandoli e perfezionandoli in modo da rinnovare in ogni istante i miracoli della creazione. Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente, portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti, emigra l’uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata, ma sempre strumento di quella Provvidenza che presiede agli umani destini e li guida, anche attraverso a catastrofi, verso la meta ultima, che è il perfezionamento dell’uomo sulla terra e la gloria di Dio ne’ cieli.

Questo ci dice la divina Rivelazione, questo c’insegnano la storia e la biologia moderna, ed è solo attingendo a questa triplice fonte di verità che potremo desumere le leggi regolatrici del fenomeno migratorio e stabilire i precetti di sapienza pratica che lo debbono disciplinare in tutta la sua ricca varietà di forme.

Essi ci dicono, che la emigrazione è un diritto naturale, inalienabile, che è una valvola di sicurezza sociale che ristabilisce l’equilibrio tra la ricchezza e la potenza produttiva di un popolo, che è fonte di benessere per chi va e per chi resta, sgravando il suolo di una popolazione soverchia e avvalorando la mano d’opera di chi resta; che può essere insomma un male individuale o nazionale, a seconda del modo e delle condizioni in cui si compie, ma che è quasi sempre un bene umano, poichè apre nuove vie ai commerci, facilita la diffusione dei trovati della scienza e delle industrie, fonde e perfeziona le civiltà e allarga il concetto di patria oltre i confini materiali, facendo patria dell’uomo il mondo.

(Continua).



Ricordatevi di comperare il 17.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che usci in questa settimana.



Educazione ed Istruzione


Un monumento al Padre L. M. VILLORESI


DALLA Rassegna Nazionale


Il tempo, per edace che sia, non riesce a cancellare i ricordi dei veri benefattori, tanto è vero che, attraverso alle alterne vicende, attraverso ai contrasti, succedono i momenti di tregua, di riposo, di riflessione, e, appunto per effetto del tempo, sorgono i migliori propositi di giustizia, di rivendicazione, di glorificazione, e si rende plausibile e possibile oggi ciò che venti anni prima avrebbe suscitato vivaci opposizioni.

Così è del venerato Padre Luigi Maria Villoresi, del santo sacerdote, il quale, combattuto in tempi remoti per le sue opere e i suoi insegnamenti ispirati al grande Rosmini, ora si ripresenta circondato di ammirazione e di simpatia.

Ciò è significante e anche consolante.

Sono trascorsi ventisette anni dalla morte del venerato Istitutore, ma la memoria delle sue virtù e delle sue opere è sempre viva, ed ora si va concretando un progetto da gran tempo vagheggiato dai suoi ammiratori, cioè un monumento in Monza che ricordi le di lui amate sembianze e sia omaggio ed esempio, nonchè prova della gratitudine dei beneficati al grande e modesto Benefattore.

Il Padre Luigi Maria Villoresi nacque il 23 dicembre del 1814 nel Regio Palazzo di Monza e studiò lettere e scienze nei seminari diocesani. Fu ordinato sacerdote nel 1838 ed entrò novizio nel Collegio dei Barnabiti al Carrobiolo in Monza. Insegnò filosofia per circa quarant’anni e fu anche Rettore nel Collegio a S. Maria degli Angeli.

Nel 1845 fondò l’Oratorio festivo pei fanciulli poveri, unendolo nel 1850 a quello istituito dal P. Redolfi pei giovanetti di civile condizione e rimanendone poi sempre zelante direttore. Fu pure eletto Maestro dei Novizi e tre volte Proposto Provinciale. Nel 1862 il Padre Villoresi ebbe la sua più grande ispirazione e fondò l’Istituto dei Chierici poveri e lo rese capace di duecento allievi, riuscendo, nel volgere di un ventennio, a dare alla Chiesa duecentoquaranta sacerdoti distinti negli studi e animati tanto dal suo spirito eletto, da portare manifestazioni di caratteristiche speciali, assai efficaci nell’esercizio del ministero sacerdotale in tempi difficili.

Amato e incoraggiato dai sommi Pontefici Pio IX e Leone XIII, il Padre Villoresi, segnalato come un Filippo Neri, fu specialmente il buon apostolo della gioventù monzese.

Sapiente e pio direttore di anime, oratore sacro di vera eloquenza, dottissimo in filosofia e in teologia, fu grande ammiratore di Antonio Rosmini e come lui fu pazientissimo in ogni avversità, giungendo al punto di difendere e amare i suoi nemici. È da notarsi che il