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IL BUON CUORE 237


Religione


Vangelo della domenica decima dopo Pentecoste


Testo del Vangelo.

In quel tempo uno della turba disse a Gesù: Maestro, ordina a mio fratello che mi dia la mia parte dell’eredità. Ma Gesù gli rispose: O uomo, chi ha costituito me giudice ed arbitro tra voi? E disse loro: Guardatevi attentamente da ogni avarizia; imperocchè non sta la vita d’alcuno nella ridondanza dei beni che possiede. E disse una similitudine: Un uomo ricco ebbe un’abbondante raccolta nelle sue tenute; e andava discorrendo dentro di sè: Che farò ora che non ho dove ritirare la mia raccolta? E disse: Farò così: Demolirò i miei granai, e ne fabbricherò dei più grandi: e vi radunerò tutti i miei beni, e dirò all’anima mia: O anima, tu hai messo da parte dei beni per moltissimi anni. Stolto, in questa notte è ridomandata a te l’anima tua: e quello che hai messo da parte, di chi sarà? Così avviene di chi tesoreggia per se stesso, e non è ricco per Iddio.

S. LUCA, Cap. 12.


Pensieri.

A Gesù tutto pieno delle realtà invisibili, tutto dato a un apostolato spirituale, uno della folla chiede d’intervenire in una questione d’eredità. Ciò rattrista il Maestro divino, ciò lo rattrista di quella tristezza di cui è preso ogni apostolo che vede i fratelli errare lungi dalla verità, che li vede cercare felicità dove non la rinverranno mai!

Nella nostra miseria morale, nella limitazione del nostro amore, noi, forse, non abbiamo provato mai questa sofferenza indicibile per i bisogni spirituali dei nostri fratelli! Noi ci contentiamo d’aver luce per noi; di aver salvezza per noi; praticamente, se non sempre a parole, noi diciamo: che ci importa degli altri che naufragano, se ci salviamo noi! E ci riteniamo cristiani!

L’uomo pieno di Dio, invece, come soffre per le anime, non per le anime delle persone care per parentela o amicizia soltanto, ma per tutte le anime....

Pare che tutto il dolore e l’errore degli uomini si raccolga nel suo cuore e per sollevare e illuminare dà tutta la vita, si rinunzia, si immola... sì, perchè amore così grande, apostolato così eccelso non è compensato che con il martirio. Le anime piccine si spaventano e si ritraggono: rimangono gli eroi e quelli corron la loro via, rivelando una grandezza sovrumana, testimoniando a quali altezze può giungere l’uomo quando è ripieno di Dio!...

Gesù risponde a chi a lui si rivolge, non secondo che quegli s’aspettava, ma mostrandogli la vanità della sua richiesta.

«La vita d’alcuno non istà nella ridondanza dei beni che possiede». Apriamo il cuor nostro a sentir tutta la forza liberatrice della parola di Cristo!

La vita non sta in ciò che gli uomini possono togliere o dare! Non sta nelle ricchezze della terra, che si dissolvono come la neve al raggio del sole; non sta negli onori, nella deferenza degli uomini che mutano come muta un campo di grano scosso dal vento; non sta nella salute.... Tutto ciò nè toglie nè aggiunge alla vita! L’esser ricco, l’esser povero non conta per nulla: la vitalità, la vita piena non sta nè nell’avere nè nel non avere; è inferiore, è un semivivo chi, avendo, si
gonfia, chi, non avendo, brama.... e l’uno e l’altro che sia la vita non sanno!

Vita perenne è dalla virtù, dalla bontà, dall’unione con Dio nel quale noi ci eterniamo e ci eleviamo al disopra di tutto ciò che passa! Che fratellanza, che spiritualità potente, che pace sociale se la parola del Vangelo trovasse eco in ogni cuore!

Gesù, per esprimere il suo pensiero e renderlo più comprensibile a tutti, si serve della parabola che si legge nel passo evangelico proposto oggi alla nostra meditazione.

Dalla lettura della parabola emerge un altro ammonimento, si è posti in guardia contro un altro pericolo delle ricchezze, dell’amore della terra.

Non solo questo amore ci diminuisce, ma ci rende crudeli, insensibile ai dolori altrui, anche ai dolori materiali degli altri!

Il ricco, giovane signore, nella sua larghezza, non ha un pensiero per i poveri: sola sua preoccupazione quella d’ammassare, di custodire: a dare non pensa per nulla!

In questo nostro tempo in cui c’è quasi un dilettantismo di beneficenza, tutti c’industriamo a dare più o meno pomposamente. Non indaghiamo i motivi per cui si dà: bene ai miseri ne viene e delle intenzioni è solo giudice Dio.

Ma scendiamo a osservazioni più minute, a indagini più sottili. Nulla è piccolo quando si tratta della perfezione morale! Noi pensiamo ai poveri in un modo ben superficiale, e, nella pratica, ci riteniamo, se possediamo, qualcosa di più di essi!

Quante cose noi facciamo, riteniamo diritto nostro e poi le biasimiamo se fatte da chi non ci sembra all’altezza nostra! Quante cose noi vogliamo per noi e non siam per nulla disposti a concedere altrui! E che poca comprensione mostriamo per i bisogni dei poveri, che ci sembrano sempre esorbitanti, mentre noi poi ci irritiamo, se, per noi, c’è la minima attesa, il minimo disagio!

Anche persone pie a volte si mostrano così dure, così aride, così incomprensive ed esigenti che ci si sente stringere il cuore!

Che animo grande ci vorrebbe per essere ricchi e non cadere in tentazioni! Per giovarsi della propria larghezza per il bene e non averne diminuita la propria ricchezza di vita interiore!

Una riflessione, un giudizio sincero sulle nostre disposizioni ci dovrebbe sgomentare.... ma ricordiamo che ciò che è difficile all’uomo non è difficile a Dio e affidiamoci a Lui!

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