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IL BUON CUORE 227


ma nulla aveva tentato ancora nel campo delle idee astratte. Quando le parve giunto il momento si rivolse anche a questo, prendendo a base l’insegnamento degli aggettivi. E le fece anzitutto «toccare con cura due sue compagne, l’una grande e l’altra piccola e le inculcò così la nozione di grandezza». Essa persistette in questo ordine di idee, pur non dubitando delle orribili tempeste che stava per scatenare. Per dare alla sua allieva l’idea della ricchezza e della povertà, un giorno che degli sterratori avventizi passavano, come avviene di frequente, pel convento, essa gliene fece toccar uno coi suoi vestiti strappati e il suo sacco sulle spalle, opponendogli una persona ben vestita, ornata di monili e che aveva qualche moneta in tasca. Allora la fanciulla si alzò, dichiarò che non avrebbe mai voluto essere povera e che suo padre «aveva dei soldi», ed esalò il suo disgusto per i mendicanti e per i poveri. Era così agitata quel giorno, che la Suora la lasciò calmarsi, ma tornò alla carica il giorno dopo, chiedendo alla fanciulla se l’amava. Maria, ch’era profondamente attaccata alla Suora le espresse colla sua attitudine e i suoi gesti tutta la sua affezione (l’idea di tenerezza è una delle prime che gli esseri umani manifestano, per sprovvisti che sembrino di mezzi di espressione). La Suora le mostrò allora ch’essa stessa era povera, che non aveva denaro, e le inspirò dei sentimenti più giusti riguardo la povertà.

L’acquisto dell’idea di vecchiezza fu più terribile ancora. Una vecchia sordo muta di 82 anni, chiamata Onorina, si prestò all’esperienza; Maria le palpò il viso, scoperse le sue rughe e il suo corpo curvato, e li confrontò col suo proprio viso e col suo proprio corpo, e con quelli di Suor Sainte-Marguerite. Questa le disse ch’essa, Maria, sarebbe un giorno come la vecchia sordomuta, ch’essa avrebbe delle rughe, e che, dopo essere cresciuta, finirebbe per curvarsi e aver bisogno d’un bastone per camminare. La rivolta fu formidabile. La fanciulla dichiarò che ciò non sarebbe mai avvenuto, ch’essa non voleva che ciò fosse, ch’essa intendeva di restare sempre giovane: giovane, giovane, mai vecchia! E poi, quando la vecchiezza venisse, essa si irrigiderebbe per non lasciarsi curvare da lei.

(Continua). Augusto Michieli.

Attorno ad un bel tema d’esami

Per la licenza d’Istituto tecnico, il tema di prova scritta d’italiano, era il detto di Michele Lessona:

«La vera beneficenza oggi non consiste nel fare elemosina. Consiste nell’inspirare all’uomo delle classi inferiori il rispetto di se stesso, il sentimento della dignità umana; consiste nell’inspirargli più con l’esempio che con le parole, l’amore al lavoro, il culto del vero, il gusto del bello, l’abito del risparmio, che mena alla indipendenza, il più prezioso di tutti i beni».

Ora, davanti a questo oracolo, un giovane, educato all’antica, dovrà per lo meno sentirsi le vertigini. Dunque, nella coscienza moderna il soldo, il pezzo di pane,
un letto, una cura medica gratuita dati all’indigente che da sè non può più nulla, non è vera beneficenza; o forse questa classe di indigenti non esiste più; o forse la beneficenza tradotta in forma materiale, è umiliante per chi la riceve, o cosa indelicata in chi la compie; o favorisce l’infingardaggine; o comunque, in omaggio ad una valutazione nuova, e più raffinata e filosofica dei doveri degli uomini.

E allora i trentaquattro milioni di moneta sonante che si spendono ogni anno a Milano in beneficenza, saranno danari sprecati; e quei generosi che si ostinano prima di lasciar questa terra nel legare ad Ospedali, a Chiese, a Istituti pii, all’assistenza degli invalidi, alla loro cura fisica e morale, ad assicurare loro — in forma di pensione per gli anni della vecchiaia, dei giorni più lieti, ebbene, quei generosi saranno dei balordi che ignorano quale sia la vera beneficenza della giornata.

Il Direttore spirituale dell’italica gente ha parlato, non c’è più nulla a ridire. Tutti quei miseri che assolutamente abbisognano di soccorsi materiali, d’elemosina, si rassegnino, trovino giusto e sacrosanto l’oracolo del Lessona: se prendessimo in parola il Lessona, loro sono serviti a meraviglia.

La vera beneficenza inoltre consisterebbe nell’inspirare all’uomo delle classi inferiori il rispetto di sè, ecc. Quasicchè l’uomo delle classi superiori abbia sempre tutte le belle cose che l’elemosiniero moderno tiene consiglio dal Lessona di inspirare ai diseredati dalla fortuna! O forse il nostro Direttore spirituale crede offensivo, o un controsenso, far l’elemosina morale ai ricchi di danaro e presumibilmente anche di sensi elevati, ma che in realtà ne difettano spaventosamente?

Del resto non si creda che la forma di elemosina da praticare oggidì sia una ricetta nuova di tutta invenzione del Lessona — unicuîque suum — si legga il Vangelo e vi si troveranno tutte le belle teorie d’elemosina morale di cui parla il Lessona, col di più di una perfezione, d’una sanzione, d’una potenza che quelle del Lessona non hanno. E poi si potrebbe consultare un tantino anche la storia dei nostri Santi, dei nostri uomini migliori e si vedrà che da venti secoli ci si sforza di inspirare in tutti gli uomini, delle classi inferiori e superiori indistintamente, perchè tutti ne hanno bisogno, il rispetto di se stesso, il sentimento della dignità umana e anche il sentimento della dignità d’uomini redenti, spiritualizzati, imparentati con Dio, chiamati in terra e in cielo ad altissimi destini, un pochino più nobili e sublimi dei soliti, l’amore al lavoro, non solo per interesse, o come mezzo nobilitante, moralizzante o doveroso per cagione di solidarietà, ma come penitenza e stromento di merito, il culto del vero ma di tutto il vero, anche quello sopranaturale, il gusto del bello, anche fuori dell’ordine umano, e l’abito del risparmio che mena all’indipendenza, col di più di un altro abito, quello della santità, che mena all’altra indipendenza, ben più preziosa, dalle ragioni e dalle ritorte del peccato, per cui si sale alla libertà dei figli di Dio.

Così andava pensato il tema, a voler essere precisi. Ma sarebbe piaciuto alla Minerva e agli esaminatori e agli esaminandi? E tanto comodo non procurarsi delle