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IL BUON CUORE 143


Il Buon Cuore, partecipando con tutta la sincerità dell’animo al lutto del suo Direttore, gli presenta le condoglianze più vive e profonde in nome dell’amicizia, della fede, della pietà. Gli sia conforto il pensare che il bene non muore; che il ricordo dell’amato fratello suo dura e durerà quanto la memoria delle beneficenze di lui e l’immortalità della sua Fede.

A 76 anni, serenamente dopo la vita lunga per l’età, breve per l’amore onde intorno diffuse la sua aureola di bontà, si spense il cav. Sigismondo Vitali.

La sua figura si aderge nel granito del ricordo per quanti seppero la nobiltà del suo ingegno che lo condusse, traverso il ritmo ampio e fecondo del lavoro, alla bene acquistata ricchezza; per gli innumeri che ebbero da lui la benefica pietà che non è limosina, ma stimolo di educazione, di attività, di redenzione; per quelli che in Lui sentono la poesia del dovere spinta fino al sacrifizio, onde si intesse il conforto e la fede che esalta e preme fin che la vita duri.

Perchè questo disse sopratutto nella sua luminosa e serena esistenza, la nobilissima figura di Sigismondo Vitali. Il dovere simboleggiato dalle fonti, che accompagna come un monito e come una promessa la vita, che si indirizza nelle fiorite della bontà, nelle asprezze del lavoro, nell’urto dell’avversa fortuna; che illumina la ragione ed è il cardine della morale eterna; che è l’esempio tangibile, puro, tanto dritto ed alto posto nella luce serena, da espandere intorno forza suggestiva e vittoriosa di imitazione.

Questo dovere egli sentì sempre non per sforzo che lo urgesse, ma per naturalezza della sua anima buona e retta; talchè potè essere patriota senza vanterie e senza vantaggi ed onori.

Soldato austriaco, disertò le insegne che dicevano l’oppressione e la rapace barbarie sulla sua terra, e passò nelle file degli entusiasti che la morte incontravano cantando e benedicendo, tra i volontari Garibaldini, ed ebbe il battesimo del sangue e della gloria ai Treponti dove cadde ferito con l’eroico Bronzetti.

Onorò il paese nelle industrie sempre sospinto dalla attività intelligente che prodigava instancato e vigile per il loro rifiorire, ed il suo nome ancora è ricordato per ciò che creò, per quel che sorresse, per la probità scrupolosa che fece del commercio, non avida fonte di lucro, ma premio nobile a più nobile fatica.

E quando si ritrasse dalla sonante ed assorbente febbre del lavoro, le cure volse ai pubblici uffici dove la sua parola era apprezzata e seguita, il suo criterio saldo ricercato perchè era legge e guida; ed alternò con l’esercizio di tali cariche l’apostolato più fervido di bene, di amore, di pietà, quale la sua anima sentiva quasi a consolazione ed a diletto dello spirito, quasi riposo del suo attivo lavoro.
fu il più munifico cittadino del suo paese, e fu intensamente amato dalla folla umile che sente i suoi difensori, i suoi patroni, e li esalta e li segue nella via aspra del dovere ben certa che non fallirà la meta.

Oh, vedere la fiumana di popolo addolorato piangente nella sua Bellano, ai funebri che costituirono il dolore più grande e la più grande apoteosi!

Aver raccolto dagli oscuri il cordoglio che rompeva in singhiozzi, non perchè fosse cessato il beneficio, ma perchè non era più il Padre!

E dinnanzi a questa folla che ha sovrana la virtù della commemorazione, quando vibra nella muta eloquenza dell’anima, passano con rintocco di martellata sul cuore che seppe tanti palpiti di bontà e di amore avvincenti al cuore dell’amatissimo scomparso, le parole degli oratori che ne salutavano la spoglia mortale. Ed i piccini dell’Asilo, sommamente a Lui diletti col canto triste, nella antitesi commovente (essi la primavera di contro al tramonto angoscioso, il sindaco cavaliere Denti per il Comune, l’Asilo e l’Ospedale, l’ingegnere comm. Sala pel Consiglio provinciale e la deputazione, l’on. Lodovico Gavazzi, il signor Lusardi, il sig. Ogliari per la famiglia, degnamente dissero delle virtù dell’estinto, furono interpreti sinceri del comune dolore, che strinse intorno con il più verace affetto ai fratelli don Enrico e don Luigi, alle sorelle Teresa e Giuseppina, ai nipoti e parenti il compianto generale e profondo di tutti che avevano appreso a vivere della sua vita ideale.

O giovani, la virtù dell’esempio, da quella tomba venerata irraggia, conforto e premio essa concede con inesauribile vena di bontà!

Incitamento e promessa sospinge ed allieta per le aspre battaglie!

E non la bugiarda affermazione dell’epitaffio qui ricorre perchè, come scultoriamente cesellò nella sua appassionata e commovente orazione il senatore Gavazzi «quando un uomo ha dato il suo sangue alla patria, l’energia al lavoro, il cuore e le ricchezze ai poveri, può scendere in pace nella tomba!»

E pace ed onore a Sigismondo Vitali!

Milano, 27 aprile 1910.

F. O.

PAGLIUZZE D'ORO


Chi non cerca di piacere, né teme di dispiacere agli uomini, godrà di una gran pace.

Imitazione di Cristo, lib. III, cap. XXVIII.

Quando mai, o Signore, mi sono trovato bene senza di te? e con te, quando mai mi sono trovato male?

Idem., lib. III, cap. LIX, traduzione Vitali.



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