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142 IL BUON CUORE


dell’Istituto dei Ciechi, il cav. Arrigoni di Bellano, il senator Gavazzi per tanti anni collega del povero Sigismondo al Consiglio provinciale di Como, e il comm. Tomaso Bertarelli.

Il corteo fu una dimostrazione di stima verace e di riverenza alla memoria dell’estinto, di simpatia alla famiglia.

La salma, posata al monumentale, fu quindi trasferita a Bellano, nella cappella Vitali.

Diamo qui una corrispondenza avuta direttamente di là.

«Bellano, 26 aprile.

«Pareva che anche il cielo e il lago, velati di grigio, volessero uniformarsi ieri alla mestizia di tutta la popolazione bellanese, dei molti parenti ed amici intervenuti da Milano per dare un ultimo tributo d’affetto, di riconoscenza, di stima alla salma del rimpianto Cav. Sigismondo Vitali.

«Prima che calasse, salutata da sentiti e commossi discorsi, nel sepolcro di famiglia nel pittoresco camposanto posto in pendio fra lago e cielo, protetto, benedetto quasi dalla Madonna di Lezzeno, sostò il feretro coperto di ghirlande di fiori nel Tempio vetusto. Là il venerando Prevosto celebrò il Santo Sacrificio accompagnato nei più solenni momenti dalle note melodiose delle allieve dell’Istituto dei Ciechi di Milano e, si può ben dire, dalla prece e dalle lagrime di tutto il paese.

«Come a Milano il dì innanzi, per le vie spaziose, precedevano il carro funebre numerosi Istituti di beneficenza cittadina, così il giorno appresso, lungo il lago, per le viuzze ripide di Bellano si videro sfilare in corteo i bambini dell’Asilo locale e di quelli di Colico, di Dervio, le rappresentanze dell’Oratorio, dell’Ospedale, dei militari in congedo, dei piccoli pescatori, le Confraternite; dalle umili case era un prorompere come d’un eco di rimpianto e di gratitudine.

«Erano poveri che non dimenticavano e benedivano; erano accenti semplici e commossi, colti a volo ma che intessevano tutta una storia di benefici e di meriti: «Non lo dimenticheremo mai mai» qui si diceva, fra le lagrime e là s’affermava con fiducia: «Ma l’avremo ancor sempre fra noi, presente nella carità tradizionale della sua famiglia, nella bontà dei superstiti fratelli». Più su una bambina di contadini balbettava: «Andrò più spesso al Cimitero ora che vi è quel caro benefattore!»

«Si piangeva infatti il cittadino egregio, il patriota modesto e coraggioso, il leale galantuomo, il consigliere sagace, l’industriale integro e laborioso, ma più ancora il benefattore generoso e illuminato, l’amico dei poveri, il cuore aperto a tutte le manifestazioni di bene che aveva cessato di battere, non però d’amare, l’anima retta che, corroborata dal Santo Viatico, elevata, dal paziente soffrire, avvolta dallo spirito dell’Imitazione di Cristo, letta al morente con lo strazio della natura, ma col conforto delle speranze immortali, da un fratello diletto, da un ben degno ministro di Dio, aveva spiccato rassegnata e fidente il volo all’al di là!»

M. C.

Il giornale L’Unione pubblicò la seguente corrispondenza, pur da Bellano.

«Oggi venne tumulata nella tomba di famiglia la salma del cav. Sigismondo Vitali, da molti anni consigliere comunale e provinciale. Ardente patriota, aveva disertato le milizie austriache per arruolarsi nell’esercito volontario in Piemonte ai primi sintomi della campagna del ’59; fu anche cattolico convinto e praticante, e ricevette con divozione esemplare gli ultimi sacramenti della Chiesa. Egli era assai noto nel mondo industriale, dove aveva dato parecchie prove della sua perspicacia negli affari, riuscendo a formarsi una fortuna più che discreta; negli ultimi anni divideva le sue cure fra le cariche pubbliche, l’andamento della casa nelle varie sue tenute e la beneficenza, perchè della fortuna acquistatasi egli si valeva per soccorrere le famiglie povere e gli enti pubblici con larghezza di vedute e con altrettanta larghezza di elargizioni; di lui non non era esagerato il dire che più presto si stancavano i bisognosi di chiedere, che non il ricco di essere generoso. La sua scomparsa quindi, se poteva in qualche modo trovare una giustificazione nell’età, 76 anni, e più nella crudezza della malattia, non poteva non gettare in lutto universale il suo borgo nativo, che volle, nella imponenza dei funerali, rendere omaggio supremo al suo più munifico benefattore.

«Nel lungo corteo si notavano infatti le rappresentanze della Deputazione e del Consiglio provinciale, dei Municipi, degli Asili e delle Società operaie di Bellano, Colico e Dervio, dell’Oratorio e delle Confraternite, nonchè dei militari in congedo, dei piccoli pescatori di Bellano e della Società lombarda di pesca: l’Istituto dei ciechi aveva mandato la sua insuperabile schola cantorum che accompagnò la Messa con esecuzione inappuntabile.

«Al Cimitero, dopo il canto dell’ultimo requiem per parte dei bambini dell’Asilo infantile di Bellano — i prediletti dell’amatissimo estinto — ebbero parole improntate al più sentito rimpianto l’on. sindaco cav. Denti a nome dell’Amministrazione comunale, dell’Asilo e dell’Ospedale, l’ing. Sala per la Deputazione ed il Consiglio provinciale, il senatore Lodovico Gavazzi, il quale riassumendo le lodi di tutti chiuse il suo discorso dicendo che quando un uomo ha dato il sangue alla patria, l’energia al lavoro, il cuore e le ricchezze ai poveri, può scendere in pace nella tomba. Seguirono poi un dialoghetto commovente dei bimbi dell’Asilo al loro indimenticabile benefattore e padre; un tenero ricordo di un giovinetto dell’Oratorio e il signor Lusardi a nome della Società operaia e dell’Asilo di Colico, e, da ultimo, il sig. Francesco Ogliari, pro-nipote dell’estinto a nome della famiglia.

«Il fratello mons. Luigi, direttore dell’Istituto dei ciechi, a corona delle molteplici beneficenze, partecipava che il carissimo estinto aveva disposto della somma di L. 10,000 a favore dell’Ospedale e di L. 5000 a favore dell’Asilo di Bellano, e di altre L. 5000 a favore dell’Asilo infantile di Colico.

«La gratitudine dei bellanesi e di tutti i beneficati si conserverà perenne: possa il largo compianto del popolo tornare di sollievo alla afflittissima famiglia».