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132 IL BUON CUORE


l’opinione pubblica americana per il timore di pericoli e danni che da questo fatto possano venire; essa ha avuto riflesso nelle leggi della confederazione, le quali mostrano la tendenza alla soluzione radicale di avversare e restringere l’immigrazione in quei paesi, soluzione invero inadeguata al problema poichè, per impedire inconvenienti che si verificano in pochi centri, viene a far danno allo sviluppo economico di tutto quel vasto continente.

Illuminato invece si mostrò il parere del R. Console Generale d’Italia conte A. Raybaudi-Massiglia il quale osservò che per risolvere il problema della congestion bisognava non localizzarlo, ma cercarne la soluzione in un maggior equilibrio economico fra le varie forme di produzioni: le industriali e le agricole.

Orbene con la guida di questi concetti, apparisce chiaro che l’avviamento più opportuno da darsi ai nostri lavoratori è lo spingerli all’agricoltura in quelle regioni in cui delle buone condizioni alla classe agricola siano garantite dallo Stato.

La parte più rilevante della nostra emigrazione per gli Stati Uniti del Nord si distribuisce nei territori di New Jork e Boston porti di sbarco, ed agricoltori in massima parte, sacrificano le loro attitudini preziose per darsi ad un mestiere qualsiasi che li faccia campare, pur di non andare incontro a nuovo viaggio ed a difficoltà per cui mancano di mezzi, di cognizioni e di iniziativa.

L’Italica Gens per mezzo degli uffici suoi in Italia dei Segretariati di codeste città di sbarco corrispondenti cogli altri delle regioni agricole si impegnerà con ogni buon volere in questa azione di informazione e di avviamento, procurerà l’accordo dei lavoratori con imprese di colonizzazione che diano affidamento di serio risultato, cercherà di promuovere la formazione di nuclei italiani compatti, giacchè l’unione si palesa fattore importantissimo della fortuna economica e della conservazione dello spirito e carattere nazionale dei nostri emigrati. Ciò non solo per dirigere le nuove correnti, ma altresì per favorire lo sfollamento dei centri troppo popolati.

I Segretariati inoltre si propongono di aiutare gli emigranti nelle molteplici difficoltà che sì di frequente occorrono in ispecie ai meno colti: e così ad esempio nello scrivere lettere ai parenti, ottenere passaporti, rimpatrii, consigli circa la collocazione di denaro per cui spesso cadono nelle mani di banchisti truffatori, facilitare le relazioni colle autorità consolari e governative locali, ed in tutto ciò di cui possa abbisognare chi è poco esperto e lontano dalla patria.


E possa la parola unificatrice che l’Italica Gens non si stancherà mai di portare fra i nostri italiani di là degli Oceani, avere eco nel loro cuore, onde siano tratti a raccogliersi sotto l’unico vessillo della patria, e cessi quella scissione a base di campanilismo regionale, che caratterizza le nostre colonie, difetto grave che contribuisce tanto a disperdere le forze e il prestigio dell’Italia all’estero.

Infine non possiamo fare a meno di esprimere il voto che la prima azione in favore dei nostri emigranti sia adeguatamente svolta in patria mediante la preparazione delle masse avanti che quelle emigrino. Compito non privo di difficoltà, ma da affrontarsi a costo di qualunque sacrificio, data la sua importanza suprema.

Il distruggere l’analfabetismo in quella gente, il renderla meno ignorante, più capace, più civile sotto ogni riguardo, è una tutela preventiva indiretta di efficacia molto maggiore di qualunque assistenza od aiuto diretto. È a questo genere di tutela che il nostro Governo deve prima di tutto provvedere in patria, intensificando con qualsiasi mezzo, ed in special modo colle scuole diurne, serali, domenicali, l’opera di istruzione di educazione del popolo.

Tali sono sommariamente i punti principali del programma di azione della Italica Gens. Sembrerà strano ad alcuni che la Federazione rivolgendosi in modo speciale a Missionari e ministri di culto non domandi l’opera loro nel campo spirituale e religioso nel quale essi esercitano la loro precipua attività, e nel quale quanto in quello sociale forse più si formano il carattere e i destini dei popoli.

Essa, pur volendo, non potrebbe chiedere questo, poichè esorbiterebbe dal suo compito invadendo quello dell’autorità religiosa senza portarvi la necessaria competenza.

Nè d’altra parte ciò sarebbe per altri riguardi opportuno, poichè avendo l’Italica Gens carattere eminentemente nazionale e sociale, deve essere istituzione apolitica ed aconfessionale, aperta a tutti, a qualsiasi partito ed a qualsiasi fede appartengono, ispirata da quel largo sentimento di carità cristiana che, all’infuori e al disopra di qualsiasi considerazione politica e religiosa, si effonde con eguale amore su quanti della umana famiglia soffrano ed abbisognino di aiuto: sentimento che riempie il cuore di ogni eletto Ministro di Dio.

A coloro che, di fede diversa, sono indotti a guardare con occhio diffidente e talora ad ostacolare tutto ciò che è opera di persone legate a religione, osserviamo che ogni azione ostile all’Italica Gens sarebbe contraria agli interessi nazionali e sociali.

Considerino essi il grande vantaggio che la nazione può trarre dall’opera dei Missionari all’estero: vantaggio riconosciuto da tutti gli Stati, e che spinge la Germania protestante ad estendere la sua protezione alle missioni cattoliche e la Francia, in aperto conflitto con la S. Sede, a mantenerla sulle corporazioni religiose in paesi stranieri, per non vedere indebolirsi la sua influenza politica.

Almeno l’amore della grandezza della patria faccia tacere in ogni buon cittadino le passioni di parte; «almeno fuor del paese, come disse Luigi Luzzati, cessino i nostri dissidi, e agli emigranti che ci lasciano forse per sempre, si dia il conforto nella solitudine dei mari e in terra straniera di congiungere insieme Dio e la Patria».