Pagina:Il buon cuore - Anno IX, n. 14 - 2 aprile 1910.pdf/5


IL BUON CUORE 109


e Torino nel 1911. È il dottor Padua de Rezende, il cui nome è ritenuto sicura garanzia di ottimo successo, come afferma la stampa più competente.

«Il dottor Padua de Rezende, ingegnere di grido e amico di lunga data degli italiani, ebbe infatti l’onore di rappresentare il proprio paese nell’esposizione mondiale di St. Louis, e di far parte in qualità di vicepresidente del Comitato ordinatore dell’ultima esposizione nazionale di Rio de Janeiro.

«Ai suoi pregi di carattere e al suo valore, si aggiunge l’autorità che gli proviene dall’essere egli a capo di molte fra le più importanti Compagnie industriali del proprio paese. Ad ogni iniziativa, ad ogni impresa, ove attraverso l’utile privato traspaia una possibilità di incremento alle industrie, ai commerci, alla economia della nazione, egli volentieri apporta il contributo della propria vigorosa pratica di organizzatore e del proprio alto intelletto. E gli incarichi, onde la fiducia degli enti o del paese lo investe, trovano sempre nella sua rettitudine, nella sua competenza e nel suo amor patrio, la migliore garanzia di un degnissimo assolvimento».

Tra poco il de Rezende sarà in Italia per dar principio ai lavori preparatori e passerà da Milano, ove conta affettuose amicizie.



Ricordatevi di comperare il 13.mo fascicolo dell’ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI che esce in questa settimana.

Religione


Vangelo della prima domenica dopo Pasqua



Testo del Vangelo.

Giunta la sera di quel giorno, il primo della settimana, ed essendo chiuse le porte, dove erano congregati i discepoli per paura dei Giudei, venne Gesù e si stette in mezzo, e disse loro: Pace a voi, e detto questo, mostrò loro le sue mani e il costato. Si rallegrarono pertanto i discepoli al vedere il Signore. Disse loro di nuovo Gesù: Pace a voi: come mandò me il Padre, anch’io mando voi. E detto questo, soffiò sopra di essi, e disse: Ricevete lo Spirito Santo: saranno rimessi i peccati a chi li rimetterete: e saranno ritenuti a chi li riterrete. Ma Tommaso, uno dei dodici soprannominato Didimo, non si trovò con essi al venire di Gesù. Gli dissero però gli altri discepoli: Abbiamo veduto il Signore. Ma egli disse loro: Se non veggo nelle mani di lui la fessura dei chiodi, e non metto il mio dito nel luogo dei chiodi, e non metto la mia mano nel suo costato, non credo. Otto giorni dopo di nuovo erano i discepoli in casa, Tommaso con essi, ed entrò Gesù, essendo chiuse le porte, e si pose in mezzo e disse loro: Pace a voi. Quindi disse a Tommaso: Metti qua il tuo dito e osserva le mani mie, accosta la tua mano e
mettila nel mio costato: e non essere incredulo, ma fedele. Rispose Tommaso e dissegli: Signore mio, e Dio mio. Gli disse Gesù: Perché tu hai veduto, o Tommaso, hai creduto: beati coloro che non hanno veduto, e hanno creduto. Gesù fece poi molti altri miracoli in presenza dei suoi discepoli, che non sono registrati in questo libro. Questi poi sono stati registrati, affinché crediate che Gesù è il Cristo Figliuolo di Dio, e affinché credendo ottenghiate la vita nel nome di Lui.

S. GIOVANNI, Cap. 20.


Pensieri.

Dopo il terrore e l’orrore del Golgota i discepoli sono riuniti, rinchiusi per paura dei Giudei, sgomenti per la fine atroce del loro Maestro che, pareva, avesse a segnar la fine d’ogni loro speranza. In quello squallore dell’anima rivedon Gesù. E gioirono i discepoli al vedere il Signore. E’ detto tutto in questa frase di letizia! In quel gioirono si sente la dolcezza della fede risorta, dell’animo rassicurato, rasserenato, avvalorato per nuove battaglie.

Quante volte anche noi, come gli apostoli, pieghiamo sotto il peso della sventura, veniam meno sotto i colpi della ingiustizia e della prepotenza... e abbiamo come paura....

Momenti di spasimo in cui l’anima geme e il cuore sanguina; momenti che provò anche Gesù, nella sua carriera mortale, e nel Getsemani e sulla croce; momenti di mistero, momenti di grazia, che rendono atti a cose grandi e degne!

Ogni verità, ogni virtù, ogni progresso si matura nel e per il dolore!

Alla gioia della vittoria precede l’affanno della lotta, come alla letizia della maternità precede il dolore della nascita.

Pare legge, quaggiù, che tutto s’acquisti, specialmente le cose migliori, a prezzo di pena!

Ma la legge, che purifica ed eleva, è legge di bene e il dolore diventa il balsamo della vita! Che cosa sa l’uomo che non ha sofferto mai?

In questa valle d’affanno, ove si piange e si muore e tanto s’ha bisogno di conforto, conforto vero e parola buona non si può aspettare che da chi, soffrendo, ha affinato lo spirito e acquistato tenerezza e cuore materni!

Così, per la pena, le grandi anime s’avviano alla miglior delle glorie, a quella di diffondere luce e amore forza intorno a sè.

Quanta gioia dona il Cristo risorto, ma Egli passò alla risurrezione per le angosce della morte; quanto bene dalla predicazione apostolica del Cristo vivo, felice col Padre, ma gli apostoli osarono dopo aver temuto, ebber lume dopo esser stati nelle tenebre; quante volte il durare un tormento misterioso come morire prepara a vita più intensa e più piena!

Quando ancora noi stiamo gemendo e alba di luce per noi non appare, pensiamo ai segreti disegni di Dio, che son disegni d’amore, e, pur nel più crudo martirio, prepariamoci alla gioia di vedere il Signore, di vederlo nel conforto che non ci mancherà, nel lavoro che troveremo da fare, nelle sante vittorie serbate per noi!