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108 IL BUON CUORE


Ah, che spettacolo magico! Disma, accovacciato fra le erbe, coi gomiti sulle ginocchia, con le labbra aperte, guardava, guardava. Ora la paura lo inchiodava al suo posto, ora il desiderio lo spingeva innanzi... E il violino pareva lo chiamasse, mentre il vento gli sussurrava:

— Va’, Disma, in casa non c’è nessuno, va’!

Ma un uccello prudente gli volò vicino e gli bisbigliò:

— Non andare, non andare!

E il vento ripeteva;

— Va’, va’, non c’è alcuno! Piglialo per un momento solo!

Disma si alzò, e lentamente, cautamente, s’avvicinò all’entrata; si sentiva il suo respiro affannoso sulla soglia; ancora un minuto, e la piccola figura sparve nel buio. Le rane gracidarono come spaventate, poi tacquero; il vento cessò di bisbigliare e l’uccelletto di cantare.

Il bimbo s’impaurì e ristette; voleva tornare indietro, ma il violino raggiava sul suo capo ed egli si lasciò vincere da quel fascino.

Un suono leggero uscì dalle tenebre, un suono sommesso lamentevole, come se qualcuno toccasse a caso le corde... poi, a un tratto una voce rauca domandò adirata:

― Chi è? — Disma rattenne il respiro, ma la voce domandò ancora: — Chi è?

Un fiammifero scintillò, poi... bestemmie, busse, il pianto del fanciullo, il correre dei lumi dietro ai vetri, lo strepitare di tutta la servitù....

Il giorno seguente Disma comparve dinanzi al tribunale sotto l’imputazione di furto premeditato.

Ma come condannare un povero esserino così piccolo, magro, spaventato, che ha solo dieci anni, e quasi non si regge in piedi? Mandarlo in prigione? O che farne?... Che il guardiano lo frusti, perchè non abbia a rubare un’altra volta, e la sia finita.

Il guardiano prese Disma come un gattino, lo portò fuori, lo stese sur una panca e cominciò a sferzarlo.

Il bimbo gridò «Mamma!» e ogni volta che riceveva un colpo gridava: «Mamma! mamma!» ma sempre più piano, finchè tacque.

Povero violino infranto!

Venne la madre desolata e si portò a casa il ragazzo; lo mise a letto, e il poverino non si alzò più!

Due giorni dopo agonizzava sul suo giacilio, mentre le rondini cinguettavano e un raggio d’oro, entrando dalla finestra, illuminava quel povero visetto smunto. Questo raggio era la via per la quale la piccola anima doveva andare verso la patria.

Venne la sera: le fanciulle, tornando dai campi, cantavano, e gli uccellini cantavano anch’essi, e Disma ascoltava per l’ultima volta quei suoni così cari al suo orecchio.

A un tratto il suo viso si illuminò e dalle labbra smorte uscì un mormorio: «»Mamma?»

— Che vuoi, figliolo? — chiese la madre rattenendo i singhiozzi.

— Mamma, in cielo il Signore mi darà un violino, vero?

— Si, le lo darà, figliolo, te lo darà — e il dolore compresso scoppiò in un diluvio di lagrime e di gemiti: sentiva d’amarlo, ora che stava per perderlo!

La piccola anima intanto usciva da quel misero corpicciolo e volava ai gaudi eterni, e si beava finalmente delle celesti melodie.

(Imitazione dal polacco).

Mary Cappello.


NOTE BRASILIANE


Da un distinto amico genovese, che si trova da nove anni al Brasile, riceviamo questa interessante corrispondenza:

«San Paulo, 3 marzo 1910.

«Il primo di marzo, con un plebiscito popolare di 427 mila voti, veniva eletto presidente della repubblica degli Stati Uniti del Brasile, S. C. il maresciallo Hermes da Fonseca, candidato del partito militarista del Brasile. È il settimo presidente della repubblica, ed il terzo del partito militare che assume il governo di questa fiorentissima e promettente Confederazione.

«Nipote del maresciallo Deodoro da Fonseca, che il 15 novembre del 1889 rovesciava con un colpo di stato il gabinetto di S. M. l’Imperatore don Pedro II facendosi proclamare dittatore e presidente nel campo di Sant’Anna in Rio de Janeiro, è uomo di vasta cultura, di straordinaria attività, di indomabile energia. A lui si deve l’aver scoperta e domata in una notte la rivoluzione organizzata dalla scuola militare di Rio contro il presidente Rodriguez Alves nel 1905. Direttore della scuola militare del Realengo, capo del distretto Poliziale della capitale Federale, ministro della guerra sotto il presidente Alfonso Penna, egli conta numerose benemerenze in pro’ della sua patria. Si deve a lui pure la organizzazione dello esercito brasiliano, essendo riuscito, per la sua esclusiva iniziativa, a rimettere in vigore l’antica legge della repubblica sulla leva militare obbligatoria, con un corpo permanente di trentamila uomini.

«La revisione delle leggi e del codice, una più equa distribuzione tributaria, l’aumento dello esercito e della marina, secondo le risorse finanziarie del paese, lo sviluppo dato al commercio ed all’agricoltura, ampi criteri di libertà religiosa e di franca e simpatica relazione colla Chiesa, sono queste le principali linee direttive del suo vasto programma politico. Sono pure noti i suoi schietti e profondi sentimenti religiosi, e ne è pure una prova l’essere stato decorato colla preziosa commenda dell’ordine Gerosolimitano del Santo Sepolcro.

«L’essere intervenuto nel 1908 alle grandi manovre militari in Germania, per invito personale dell’Imperatore Guglielmo, che lo colmò di gentilezze e di onori, fa supporre che il governo del maresciallo Hermes aprirà una forte corrente di simpatie, di emigrazione e di commercio colla Germania, nuova fonte di ricchezza e di progresso pel futuro assetto economico-sociale del Brasile.

«Passiamo ad altro soggetto importante, cioè il commissario generale del Brasile per le esposizioni di Roma