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82 IL BUON CUORE


moto, oh se si avvicinino queste due glorie del Santo, e l’una e l’altra vieppiù si estendono, ed egli allora si leva maestoso in mezzo alla storia ecclesiastica. — È davanti a questa grande idea, che l’uomo privato quasi mi sfugge, vo’ dire, quell’uomo invisibile, che è tutto nei santi, su cui assorge ogni virtù operativa; ed io debbo pur trasvolare quei tempi di santa educazione, in cui il multiforme lavoro della grazia si venne costruendo; e fissarvi in questo solo: Carlo fu il genio della riforma cattolica in opposizione alla riforma protestante.

Riformare una società corrotta, cioè, tracciare un corso diverso alla vita dei mille e mille, che riluttano, si oppongono, distruggono l’opera nascente; smuovere anch’esso questo grave pondo della mala opinione, e assidersi in mezzo ad un secolo rinnovato, tutto questo non avviene senza uno di quelli spiriti veramente sublimi che hanno quasi mutato della prima virtù operativa.

È in questo cerchio di gloria che vuolsi dapprima contemplare il nostro concittadino. Vorrei dire, che il pensiero di Dio ha trovato Carlo già pronto all’uopo, che già l’aveva preparato; che l’indole fortissima di quest’anima potè essere elevata, fu elevata dalla grazia ai grandi bisogni dell’età, ma ella già era in lui, come vi erano tutti quegli splendidi accidenti della vita coi quali si sarebbe creato l’umano sussidio alla propria impresa.

Il Riformatore! — Mi si consenta di contemplarlo in astratto. — Chi lo ha veduto, chi lo ha ammirato negli annali dei popoli, chi ha potuto vederselo avanti vivo vivo nelle sue opere?

La scienza gli ha discoperti gli ordini supremi della verità; le grandi leggi fondamentali e dalle loro violazioni le immense sventure: tutta ha letto questa storia primitiva de’ principii, che è poi la storia d’ogni avvenimento. E scese collo sguardo sulla umana famiglia, sulla patria sua e vidde... oh vidde uno spettacolo di male: «Ecco io l’ho fermato: voglio rinnovarti... darò mano alla virtù, turberò i tristi. Tu non puoi ributtare chi ti porta la salute, io posso agitare questa calma, che t’illude. Che puoi tu fare contro la verità?» — Preceda alla riforma l’esempio. Ceda ella prima questa sua pur sempre indocile natura: poi s’aduni intorno a lui il miglior senno del suo popolo; ascendano le prime forze morali, ascendano a lui dalla oscurità. Dacchè menti e volontà stanno le une al cospetto delle altre, là è un pubblico mandato, là è infamia ripugnare alla luce del vero; e, allora, il privato sommesso al pubblico bene, il momento sacrificato alla causa dell’infinito, ed Egli — il pubblico reggitore — che incede forte del senno proprio ed altrui.

Quella sua volontà discese fra ignoranze altamente tranquille, tra le facili ire del vizio, e scompiglia e costerna e vi desta una sciagurata difesa, ma quella volontà si farà.

L’iniquità gli veniva innanzi aggraziandosi delle seduzioni d’un pentimento non verace, mirando a sorprendere con abbietto ossequio, suscitate intorno alla
fredda ragione tutte quante tenerezze d’umanità, — e minori leggi sembrano in disaccordo coll’alto volere: ma fu invano. E i popoli l’hanno detto forte.

Ed ella volle armare i suoi terrori contro l’uomo posto quasi fuori del tempo e della vita, e ancora fu invano. E i popoli Lo hanno detto costante. Mano mano, ch’Egli saliva fino al potere che ora illumina del suo genio, ha osservato la vita; l’uomo lo ha studiato in Se stesso, lo ha giudicato, sa che il bene in lui è una conquista or recisa e gagliarda, or cauta e sagace. Indi quella sapienza tranquilla, imperturbata che possiede il futuro, pone le cause, modera ed attende il tardo, ma infallibile effetto.

Se fu volta ch’ei dovette, appena accennato, vibrare, perchè il colpo non fallisce; altra volta avanzò, poi si ritrasse dinanzi al male, poi la colpa circondò di solitudine, poi di consiglio, poi tacque e attese. Ma, perdurando il male, venne giorno in cui egli pianse, indi apparve punitore e colpì. È dopo una di tali carriere venute innanzi innanzi sempre conquistando per la giustizia, che si stabilisce in un popolo una autorità venerata, ricinta di un non so che di ignoto, d’indefinito, che fia duro esperimento ritentarla di nuovo.

Pur qui non è che l’uomo; questa è umana potenza, e io mi ho davanti un carattere più augusto: Carlo io non l’ho ancora arrivato. In questa austera natura io pongo la religione; che entro a questa tempra vigorosa discenda lo spirito di Gesù Cristo! Le native facoltà sussultano, per questo principio vivificante delle virtù cristiane, come virtù nuove, celesti, e l’umiltà che addoppia le forze e la preghiera, e tutta intera una virtù, la carità; e così l’esempio, che, senza grazia, non fu mai intemerato. L’azione di quest’anima sublimata, sul popolo, che le sta intorno, dovrà pur essere immediata, decisiva. Oh date adesso a quest’uomo, dategli pure questi tempi luttuosi, date insieme l’elevazione d’un gran fine: non vi ha vero genio, nè trionfo di santità operativa senza la forte e combattuta manifestazione di un grande pensiero. Noi avremo allora compita l’immagine del nostro Santo.

Ogni riforma, per sè, come azione di rivolgimento d’idee, di costumi, di abitudini, vi trascorre per mezzo scompigliando. Vi sono tuttavia delle epoche fortunose, che segnano il determinarsi di un grande principio o di un grande errore: il mondo e la Chiesa della loro continua, necessaria guerra vengono a un giorno di battaglia. Se egli regge, in quello affacciarsi di uomini, nuove e nuove cose e passioni diverse e diverse scene di mondo, se arriva ad essere l’appoggio universale, egli è veramente l’uomo del genio e più della Religione. — Eccovi, o signori, Carlo Borromeo.

Se noi vivremo un momento con quei nostri maggiori; se io rifarò per poco questa città qual fu allora e vi dirò cos’abbia operato il Borromeo, non sarà che in relazione a un più vasto pensiero; per ammirare quel tipo di restaurazione, ch’egli ha innalzato nella sua terra ad esempio pur delle genti lontane. Non è qui che io m’arresto. Mi porto a settentrione a piangervi quella defezione miseranda. Ultimo a venire alla verità, fu il primo a scuotersela sdegnosamente, e sostenere per