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50 IL BUON CUORE


E qui mons. Cazzani ricordò il diverso modo col quale da molti cattolici fu considerato il gran fatto del movimento nazionale.

Due partiti si sono formati, egli disse, che io chiamerei degli ingenui. Ci furono quelli che nel nuovo movimento videro tutto bene e non si accorsero che insieme al bene si intrecciava anche il male; male che avrebbe dato più tardi frutti dolorosi. Essi salutarono e accettarono con entusiasmo il nuovo stato di cose, sotto la vista del bene, che poteva accettarsi, non vedendo il male che non poteva nè lodarsi, nè accettarsi. Altri invece nel nuovo movimento, vedendo il male presente da cui era accompagnato, e quello maggiore che poteva derivare in seguito, disconobbero la parte di bene che in quel movimento c’era, movimento fatale, irresistibile, frutto di cause antiche; e condannarono anche il bene, per non essere solidali nel male.

Errarono ambedue i partiti. Don Bosco seppe fare parte da sè stesso; si pose nel mezzo; non divise le illusioni degli ottimisti; non segui la opposizione intransigente dei pessimisti. Vide che nel movimento nazionale, come in tutte le cose del mondo, c’era il bene e c’era il male; non accettò il male, non respinse il bene; corresse il primo, si giovò del secondo.

In mezzo alla trasformazione della vita politica, sociale, economica, intellettuale e morale, don Bosco intende, sente, discorre, penetra, prende posizione, e l’opera sua accompagna la trasformazione storica inevitabile, e salva in essa tutto il salvabile di fede, di sentimento religioso e di moralità.

Mons. Cazzani, dal fatto speciale di don Bosco, si eleva a stabilire un principio generale di immensa importanza, che diventa principio apologetico della verità e della vitalità della Chiesa Cattolica. Tutto quello che fa don Bosco lo fa come cattolico; seguendo i principî cattolici, usando i mezzi cattolici, intensificando in se stesso tutti gli elementi della pietà cattolica; in una parola, don Bosco è un Santo.

Ebbene, divenendo e conservandosi santo, che cosa è riuscito a fare don Bosco?

In un tempo in cui la guerra alla Chiesa ostenta il disprezzo della vitalità di questa facendola parere una istituzione vecchia, decrepita, impotente, che reagisce invano contro l’onda del tempo e del progresso che travolge il passato per edificare sulle sue rovine l’avvenire, ecco un santo che molti di noi hanno conosciuto; santo nella Chiesa e per la Chiesa, santo nel mondo del nostro tempo, a contatto con tutti gli elementi della vita moderna. La santità dunque è possibile! la santità secondo la dottrina cattolica si può mettere in armonia con tutti i beni della vita attuale, con i suoi progressi; e può risanarne tutto il male. Madre dei santi è la Chiesa e non isterilita è la sua perenne fecondità.

Nè l’azione della Chiesa ha solo valore per la vita intima delle coscienze; essa si estende e penetra nella vita sociale. Eccoci di fronte ad un’opera colossale, compiuta da un uomo piccolo e sfornito di mezzi agli occhi del corpo; eppure egli inizia un movimento sociale di una vastità profondità meravigliose e lo svolge sempre attingendo
alla Chiesa, alla sua dottrina a’ suoi sacramenti, i lumi le energie ond’abbisogna; viene grandeggiando ed acquista un dominio sociale quale nessun altro uomo e nessun’altra istituzione nel nostro secolo. Sono più di quarantamila ogni anno i giovani cristianamente formati che gli Istituti salesiani lanciano in mezzo al mondo!

Ma la ragione per cui molti affermano l’impotenza sociale della Chiesa è l’asserta irreconciliabilità fra essa e gli elementi della civiltà moderna. Ebbene; ecco don Bosco impadronirsi di tutti i progressi della moderna civiltà e di tutte le sue innovazioni in ciò che riguarda la educazione popolare specialmente, e la divulgazione della cultura scientifico-letteraria nelle masse; santificarli e fecondarli di vita nuova con l’antico spirito della Chiesa e volgerli a servizio della idea cristiana.

La Chiesa ha fatto il suo tempo, la Chiesa è incompatibile coll’età moderna. È questa una frase stereotipata sulle labbra dei nemici della Chiesa. E sapete come la dimostrano, come per esempio la dimostrano i professori nei ginnasi, nei licei, e anche nelle università? Essi richiamano la Chiesa del Medio Evo, cogli usi del Medio Evo, e poi dicono: vedete? è possibile che una Chiesa simile si adatti ai nostri tempi, agli uomini attuali, e gli uomini possano adattarsi ad accettare questa Chiesa? — Chi così ragiona, esclama mons. Cazzani, non è storico, è deformatore della Storia. La Chiesa nel Medio Evo ha agito come volevano i tempi del Medio Evo: chi mai pensa o pretende che la Chiesa del Medio Evo si debba applicare tal quale co’ suoi usi ai tempi moderni? La Chiesa nel Medio Evo ebbe l’Inquisizione, chi mai ora pensa a richiamarla? La Chiesa ha una parte sostanziale che non muta, che non può mutare, perchè la Chiesa ha la dottrina di Cristo, e la dottrina di Cristo non muta e non può mutare, perchè è la verità; e quello che era verità jeri, è verità oggi, e sarà verità domani; Jesus Christus heri et hodie, ipse et in saecula. Ma la Chiesa Cattolica ha una parte esterna, mutabile, che si modifica secondo i tempi.

Apriamo una parentesi. Questa teoria, della stabilità e della mutabilità della Chiesa, stabilità nei principi, mutabilità nelle forme, teoria che come teoria è antichissima, come affermazione esplicita di fatto applicata alla società attuale, è un principio altamente proclamato dalla scuola religiosa di Pavia, formata dalla dottrina e dall’esempio del vescovo poi cardinale Riboldi. Monsignor Cazzani proviene dalla Diocesi di Pavia, fu allievo e compagno di monsignor Riboldi. Ora si legga ciò che il can. Anastasio Rossi, di Pavia, di recente nominato Arcivescovo di Udine, scrisse nel suo discorso commemorativo del cardinal Riboldi, fatto il 25 maggio 1902, al Comitato Diocesano di Milano.

«Il Riboldi era il Vescovo che aveva compresi i tempi: che sapeva di essere Vescovo nell’ultimo quarto del secolo XIX, all’alba del XX: mente colta, di larghe vedute, comprendeva che a bisogni nuovi, nuovi provvedimenti si rendevano necessari, nuovi mezzi si richiedevano: mentre seguiva il progresso nello studio della scienza e il vero dal falso progresso acutamente discer-