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Anno IX. | Sabato, 12 Febbraio 1910. | Num. 7. |
Giornale settimanale per le famiglie
IL BUON CUORE
Organo della SOCIETÀ AMICI DEL BENE
Bollettino dell’Associazione Nazionale per la difesa della fanciullezza abbandonata della Provvidenza Materna, della Provvidenza Baliatica e dell'Opera Pia Catena
E il tesor negato al fasto Manzoni — La Risurrezione. |
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La nostra carità dev’essere un continuo beneficare, un beneficar tutti senza limite e senza eccezione.
Rosmini — Opere spirit., pag. 191.
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Direzione ed Amministrazione presso la Tipografia Editrice L. F. COGLIATI, Corso Porta Romana, N. 17.
SOMMARIO:
Beneficenza
Don GIOVANNI BOSCO
uomo provvidenziale
È questa la tesi presentata e svolta da mons. Cazzani, Vescovo di Cesena, nel discorso fatto nella Chiesa di Santa Maria Segreta, il 31 gennaio scorso, ai Cooperatori Salesiani. Abbiamo promesso di parlarne; teniamo la parola.
La Chiesa era affollata, non soltanto dai Cooperatori Salesiani, che sono pure un gran numero, ma da molti altri cittadini e fedeli, che l’argomento di attualità e il valore dell’oratore, aveva attirati al tempio. Sulla Cantoria dell’Organo vedevasi uno stuolo di allievi Salesiani, giovinetti e adulti, pronti ad eseguire diversi pezzi di musica in occompagnamento alla funzione: appena Monsignore apparve sulla soglia del tempio, e benedisse il popolo, venne intonato con note alte e robuste l’Ecce Sacerdos Magnus.
Dopo la lettura di un brano della vita di S. Francesco di Sales, mons. Cazzani salì il pergamo, preceduto e assistito dal rev. Prevosto locale, e cominciò il suo discorso, che noi, affidati alla memoria, e al copioso sunto riportato dal giornale cattolico l’Unione, cercheremo di richiamare nel modo meno incompleto.
⁂
Mons. Cazzani rammenta in quale circostanza il giovinetto Bosco ebbe la spinta a rivolgere la sua sollecitudine speciale a favore dei fanciulli. Anche in questo caso, come in molti altri, dal male viene il bene. Il giovinetto si era rivolto per avere indirizzo ed ajuto ad un vecchio sacerdote. Egli sentiva il bisogno di un appoggio nei primi passi che moveva. Fu trattato bruscamente. Il giovinetto Bosco ne fu dolorosamente sorpreso e contrariato; e dal proprio caso pensando quanti altri giovanetti potessero in seguito trovarsi nelle medesime condizioni, disse: — Se un giorno si presenteranno a me dei giovinetti, non sarà certo questo il modo col quale li accoglierò. — E come propose, fece.
La vocazione di chiamare i giovanetti intorno a sè, si palesò subito come la sua spotanea e indiscutibile vocazione. Ma presto apparve, ne’ suoi primi passi, il suo intuito nello sciegliere i mezzi in corrispondenza al conseguimento del fine. Si trattava di attirare i giovinetti. Qual sentimento è preponderante nella gioventù? La gioja, l’allegria. Ricorda S. Filippo Neri. Ebbene sarà col mezzo dei divertimenti che don Bosco attirerà i giovinetti intorno a sè. Una volta chiamati intorno a sè, con amore, e venuti volentieri, troverà il terreno preparato per passare all’istruzione, alla educazione, a tutto quel lavoro che preparasse i giovani alla lotta della vita, in corrispondenza ai nuovi bisogni sociali. E quali erano questi bisogni? Basta ricordare il 1846, epoca nella quale il giovine sacerdote si affacciava al compimento della sua missione, per comprendere subito quanto dovesse essere importante e nel tempo stesso difficile.