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2 IL BUON CUORE
capo d’anno 1859, poesia che, all’epoca della pubblicazione, corse tutta l’Italia, suscitando le più, vive speranze e l’entusiasmo per la vicina guerra di liberazione.

Un’altra poesia venne declamata, più attinente alle materie scolastiche, un’ode a Luigi Braille, il cieco inventore del sistema di scrittura a punti rilevati, che segnò la redenzione del cieco nella sua istruzione letteraria e musicale. Autrice della poesia è la maestra cieca, Maria Motta, e l’argomento aveva carattere di attualità, ricorrendo appunto quest’anno il primo centenario della nascita di Luigi Braille.

Terminato il saggio letterario, ebbe principio il saggio musicale. Tutte le forme di musica vennero presentate, un concerto d’organo, di piano, di arpa, un duetto di fagotto e flauto, un quintetto d’archi, composto dall’allievo Romanelli, un pezzo d’intera d’orchestra, e il canto, con due cori, l’uno eseguito dalle sole allieve, l’altro eseguito dagli allievi e dalle allieve, insieme uniti. Il primo era il coro delle filatrici nell’opera Edmea del Catalani, il secondo un coro dell’opera Figliuol prodigo, di Ponchielli; due cori diretti dal maestro cav. Gallotti, ed eseguiti con inappuntabile perfezione.

Non mancò il solito saggio di ginnastica, dato questo anno dalle allieve, sotto la intelligente e attiva direzione della maestra Novaglia.

Furono distribuiti anche molti premi con somme inscritte su libretti di Cassa di Risparmio, dati ad allievi ed allieve, distinti per studio e buona condotta. Tre premi, da L. 10, vennero offerti da privati benefattori, per tre bambini dell’Asilo Infantile. Uno venne dato a Maria Averi, bambina di quattro anni, di sviluppo precoce, assai superiore alla sua età. Il premio fu accompagnato dagli applausi del pubblico.

A metà del concerto musicale, quando erano presenti sul palco tutti gli allievi e le allieve, che avevano preso parte ai cori, il Rettore lesse il seguente discorso, relativo alle vicende dell’anno.


“Se il trovare una persona che si dice contenta vi può far piacere, vengo a dirvi che una tale persona c’è.

“Questa persona sono io.

“E il dirlo non mi torna difficile, perchè il merito di questa contentezza aspetta in molta parte a voi; se io sono contento i mezzi per esserlo me li avete dati voi; siete voi che io devo ringraziare.

“E per ricordarne le ragioni, io non ho bisogno di scostarmi da questo luogo, di portarmi lontano dalla circostanza che in questo momento qui ci aduna, e dall’argomento che or son pochi istanti ha formato oggetto della nostra gradita attenzione. Noi siamo nell’Istituto: non sono ancora sei mesi, e in questo salone compievasi una funzione a me particolarmente cara: noi siamo in un anno di sante memorie, quelle del 1859: beneficenza, religione, patria, ecco le tre perle, che in questo momento brillano dinnanzi a noi; esaltano il nostro spirito, commovono il nostro cuore.

“La prima gioja, riguardo all’Istituto, è riferibile all’Asilo Infantile. Sono poco più di sei anni che venne lanciata nel pubblico l’idea della sua fondazione: quello che era un voto, oggi è la più cara delle realtà. C’è la casa nuova, bella, aereatà, spaziosa; ci sono già più di venti bambini; e i mezzi per l’esercizio affluiscono. L. 10.000, vennero dati dagli eredi Careno nel gennaio; L. 11.000, in occasione della Messa d’oro; L. 18 000, furono raccolte nella fiera tenutasi or son due settimane
in questo salone; e L. 20.000, pel legato Caimi: quando queste ultime siano riscosse, saranno circa L. 60.000 introitate quest’anno; tanto che può dirsi quasi adempita la condizione perchè l’Asilo passi a congiungersi all’Istituto, senza pesare col suo esercizio sul patrimonio dell’Istituto, già gravato da molti e imprescendibili impegni.

“La Messa d’oro fu una mia soddisfazione particolare, ma una soddisfazione resa ineffabilmente più gradita dalla partecipazione di congratulazioni e di omaggi venuti da innumerevoli parti, e da persone autorevoli e distinte: ma più ancora perchè la commemorazione religiosa con gentile pensiero fu convertita in doppio vantaggio per l’Istituto: prima per l’offerta all’Asilo Infantile di L. 11.000; poi per l’offerta di quasi L. 7000 per la Casa di riposo dei Ciechi vecchi poveri. Maturato un fiore ne spuntava subito un altro.

“Ma una gioja di carattere più largo e comune, una gioja di tutto il paese si uni a quella funzione, la commemorazione del cinquantesimo anniversario della liberazione della Lombardia dal giogo straniero. Io ho voluto che quel glorioso ricordo venisse a mescolarsi col saggio pubblico letterario che noi diamo in questo giorno. Non è questo un atto isolato: esso manifesta una direttiva fondamentale che noi vogliamo resti impressa nella vita dell’Istituto. Separati dalla società, per la loro particolare condizione, i Ciechi devono vivere possibilmente della vita comune della società. È già questo un prezioso vantaggio morale che eleva e conforta il cieco: ma è un vantaggio ancor più prezioso, perchè questa unione che avvicina i Ciechi alla società, avvicina per conseguenza la società ai Ciechi.

“Una tendenza è caratteristica del periodo storico che attraversiamo, l’attenzione del pubblico verso la classe degli umili, la ricerca dei mezzi che migliorino le loro condizioni.

“Ora un movimento notevole in questo senso si verifica anche verso la classe dei ciechi. È un fatto che deve destare la compiacenza di tutti. Io mi li rito alla sola Lombardia. Molte delle sue provincie hanno già avviate istituzioni a favore dei Ciechi. Pavia, ha l’Istituto Ambrosioni pei Ciechi poveri della città; Cremona ha una scuola pei Ciechi, appena avviata, ma che potrà essere principio di opera più vasta; Brescia ha il legato Tebaldini per borse di Ciechi da collocarsi nell’Istituto di Milano: domani, ad Asso, si adunerà un Comitato fondatore col legato di mezzo milione disposto dalla famiglia Prato in favore dei Ciechi poveri della Provincia di Como. Sarà un vantaggio pei Ciechi di quella Provincia, ma sarà un vantaggio anche per l’Istituto di Milano: i mezzi che ora questi divide a vantaggio di molti Ciechi della Provincia di Como, potranno rivolgersi più direttamente a beneficio dei Ciechi della Provincia di Milano. Aggiungasi a questi benefici la disposizione provvidenziale della Cassa di Risparmio di Milano, la quale elevò nel passato mese di novembre le pensioni nell’Istituto dei Ciechi di Milano, a favore dei Ciechi di tutte le Provincie lombarde, dal numero di 18 al numero di 30.

“È un’importante promessa per l’on. Consiglio di poter completare tutte le istituzioni già presso di noi esistenti; il Laboratorio esterno femminile; avviare la Casa di riposo pei Ciechi vecchi poveri, ed estendere più largamente e con più notevoli sussidi l’opera di patronato ai Ciechi già usciti dall’Istituto, i quali nei giorni del bisogno riguardano a questa Casa, come alla loro casa madre, la casa non solo dei ricordi, ma la casa delle speranze e degli ajuti.

“E che cosa cementa tutto questo movimento, che nel beneficio verso una classe speciale rappresenta un bene di tutta la società?

“Lasciate che io esprima intero il mio pensiero. Termino come ho cominciato. Tre elementi insieme uniti