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DEL TANSILLO. 51

CXLIV.


    Io son, dirà talun, d’opinione
Che l’erba a chi tu dai lodi cotante
È la zucca, o ’l cocomero o ’l popone:
1148Qual fia, s’una non è delle tre piante?
Io non vi nego che sian belle e buone,
E che si debban porre a molte innante,
E che negli orti vostri eran gradite,
1152Ma vi dirò come ne fur bandite.

CXLV.


    Crescean le zucche e gli altri due compagni
Nè primi tempi, e si fean quasi a paro
Degli abeti diritti e duri e magni,
1156Allor negli orti vostri si piantaro
Più ch’erba che ’l Sol scaldi e l’aria bagni;
Ma poi che, a lungo andar, troppo invecchiaro,
E si fer molli e pargoletti e torti,
1160Allor banditi fur da’ bei vostri orti.

CXLVI.


    L’erba che nasce nell’Egitto, e porta
Oblío d’ogni tristezza nelle foglie,
Quella, che spezza il ferro, apre ogni porta,
1164E da’ laghi e da’ fiumi l’acque toglie:
Quella, che asciuga il sangue e riconforta,
E qualunque erba oggi da noi si coglie,
O si colse da altrui nel tempo antico
1168Non si pareggia all’erba di ch’io dico.