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DEL TANSILLO. | 49 |
CXXXVIII.
Potrammi qualche pura verginella,
Che mal esperta ad ascoltar ne vegna,
Qual pianta domandar, qual’erba è quella
1100Che agli orti nostri meglio si convegna,
O seminar si possa, che sia bella,
E via maggior virtù seco ritegna?
Dirovvi di quai piante e di quali erbe,
1104Vo’ che ’l vostro terren s’adorni e inerbe.
CXXXIX.
L’amaraco odorato, il buon serpillo,
L’erba che col suo fior vagheggia il Sole,
Il basilico amaro a chi nutrillo,
1108L’aspra boragia, le crespe scaruole,
L’eruca a Vener sacra, il petrosillo
Che ciascuna di voi tanto ama e cole,
E le molt’erbe ch’usa il viver nostro,
1112Non ponno aver radice al terren vostro.
CXL.
E retti gigli, e flessuosi acanti,
Vermiglie rose, pallide viole,
E narciso e jacinto, e croco, e quanti
1116Fior generò mai nella terra il Sole,
Quando di varj odor, di color tanti
Lieta le guancie si dipinge ed ole,
Benchè ogni loco faccian lieto e bello,
1120Non giovano al giardin di ch’io favello.