Pagina:Il Vendemmiatore e La Priapea.djvu/21


DEL TANSILLO. 13

XXX.


    Se, mentre il corpo è vivo, non godete,
Sperate di goder, quando egli è morto?
Quel paradiso onde voi tanto ardete,
236Che pensate che sia, altro che un’orto?
E se quest’orto in grembo a voi tenete,
A che cercate altrove ir a diporto?
A che loco cercar da voi diviso
240Se in voi stesse trovate il paradiso?

XXXI.


    Se non togliete il ben che v’è d’appresso,
Come torrete quel che v’è lontano?
Spregiare il vostro, mi par fallo espresso,
244E bramar quel che sta nell’altrui mano,
Voi siete quel che abbandonò sè stesso,
La sua sembianza desiando in vano;
Voi siete il veltro che nel rio trabocca,
248Mentre l’ombra desía di quel ch’ha in bocca.

XXXII.


    Lasciate l’ombre ed abbracciate il vero:
Non cangiate il presente col futuro;
Io di goder lassù già non dispero;
252Ma per viver più lieto e più sicuro,
Godo il presente e del futuro spero;
Così doppia dolcezza mi procuro;
Chè avviso non sarìa d’uom saggio e scaltro
256Perder un ben, per acquistarne un’altro.