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all'agricoltura e alle industrie e istituirono opifci e mulini sull’Arno e dettero grande impulso alla bonifica delle terre adiacenti.

La Repubblica Fiorentina tenne in tale estimazione codesti monaci, che affidò loro l'ammnistrazione del pubblico erario e quella del domestico andamento della Sigmoria, la soprintendenza della costruzione delle mura e dei castelli del contado, esentando il monastero dalle gabelle e dalle decime ecclesiastiiche. Tenendo poi conto della grande importanza militare del luogo dove la Badia era posta, vi fecero cotruire attorno solide mura e torri, mandandovi di presidio le sue milizie. Dal canto loro i Cistercensi ebbero cura di abbellire e d adornare la loro splendida sede ricostruendo la chiesa, riordinando il convento e decorandolo con mirabile sfarzo d’infinite opere d’arte.

Tanto splendore venne improvvisamente a cessare, allorquando questa, come le più ricche abbazie d’Italia, venne costituita in commenda e data a sfruttare a cardinali ed a prelati benaffetti della corte Romana. Eugenio IV concesse la Badia a Settimo al cardinale Domenico Capranica e dopo di lui ne furon commendatari tre altri celebri cardinali, fra i quali Ascanio Sforza. Così decadde affatto il monastero e quando nel 1782 vennero soppressi i Cistercensi, tutto il suo patrimonio era già stato disperso.

La Badia a Settimo ha la forma di un castello rettangolare cinto da solide mura, munite di ballatojo merlato e di torri. Una di queste torri difendeva l’accesso principale ed ha al disopra della porta una grande figura sedente del Salvatore, modellata a stucco da un artefice del XIV secolo. Nell’interno, attorno ad un gran chiostro jonico che si attribuisce a Filippo di Brunellesco, si distendono gli ampi e grandiosi edifici monastici, uno de’ quali conserva tuttora il suo caratteristico aspetto. È un ampio locale a tre navate coperte da vòlte che si svolgono sopra esili colonne adorne di capitelli nei quali si direbbero affratellati i tipi dell’arte francese e italiana. In ori-