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gine delle cose rappresentate, tira, per la similitudine che l'un timore ha con l'altro, a guisa di calamita, il male affetto peccante; onde poi la ragione, ch'è natura e principio della vita dell'anima, aborrendolo come suo capital nemico e contrario, lo spinge fuori di sé, lasciandovi solo il buon timor dell'infamia e della morte interna, fondamento della virtù. Quando dunque il terrore purga il terrore, non fa come se giungesse collera a collera, ma come il rabarbaro; il quale tutto che abbia similitudine occulta con quell'umor ch'egli purga, in quanto al fine però gli è sommamente contrario, perciocché l'uno sana, e l'altro corrompe. Così il terrore purga il terrore; conciossiacosaché niuna via può trovarsi, né più valida, né più certa di non temere il morire, che il dar vigore e spirito alla vita dell'anima, ch'è il senso dea ragione. Tutti gli altri sono men gagliardi argomenti. Che se delle due vite l'interna è la più propria dell'uomo, non ha alcun dubbio che chi vi-