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sieno essi cagione di condurre a lieto fine i pericoli? Ma che? Stanno forse i prencipi sempre in maesta? non trattano essi mai di cose private? Per certo sì. Perché dunque non può rappresentarsi in favola scenica persona grande che tratti cose non grandi? Ciò fece pure Euripide nel Ciclope, avendo egli, col pericolo grave della vita d'Ulisse, persona tragica, mescolata l'ebbrezza del Ciclope, ch'è fatto comico. E tra i Latini Plauto fece il medesimo nell'Anfitrione, accompagnando col riso e con le beffe di Mercurio le persone grandi non solo d'Anfitrione, ma del Re degli Iddii. Non è dunque fuor di ragione che in una favola scenica possano stare insieme persone grandi e fatti non grandi. Il medesimo potrei dire della commiserazione e del riso; qualità l'una tragica, e l'altra comica. E pure a me non paiono tante opposite, ch'una medesima favola non le possa comprendere sotto diverse occasioni e persone. Chi è colui, che, leg-