ponimento adempire. Al quale Iddio e la fortuna avendoli infino a qui tanto favore dimostrato, similmente lo volsero del suo onesto e laudevole desiderio satisfare: per cagione che Guidotto ancora che a Pisa dei primi cittadini fosse, pur per certe brighe cittadinesche fu costretto ad andare in esilio a Messina; per che salito in uno mercantile legno, essendo vicino il Faro, fu preso da certe fuste di Mori, e, menato a Tunisi, per sua grandissima ventura dato in sorte per schiavo del Re. Dove chi ha intelletto può pensare che conforto, che sollazzo, quale piacere possea in la mente di Guidotto regnare: ben me penso che lui più volte tra sé medesimo dicea: Ahi fortuna, ahi rea sorte, io libero sono schiavo! volessero i fati che sentesse nova del mio Martino, il quale de certo credo come amico ancora manderia per lo mio recatto a Pisa, o procuraria la mia libertà, in modo che in tanta servitù non sariano finiti li giorni de la mia restante vita. E in questo modo el povero Guidotto de continuo con aspri lamenti se cognosceva1, e per peggio che morto estimandose desperato vivea; per la cui cagione lui giudicava la fortuna a peggior partito non lo aver possuto condurre e farlo lo più de' viventi tristo, sì per essere destituito de speranza de redenzione, e sì che essendo in potere di quale altra persona si voglia essere venuto, gli saria stato il vedere del suo Martino concesso e da lui la sua salute procurata. Messo adunque il povero Guidotto di catene carigo con altri assai captivi cristiani a la coltura de un grande e bello giardino del regale palagio, che altro che el Re con pochi de soi privati vi andava, con dolore
- ↑ Ed. gatta, affligeva.