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NARRAZIONE.
Dico adunque che nel tempo che lo Duca Ranieri d’Angioia, emulo della quieta pace, da la potenzia col senno insieme del divo1 principe Re Don Alfonso fu da Napoli e dal Regno cacciato, come gli piacque, per certo tempo in Firenza se raffisse: dove tra li altri francesi che a sì gran perdita e corso naufragio lo accompagnarono, furon doi valorosi e acconci cavalieri, l’uno chiamato Filippo de Lincurto, e l’altro Ciarlo d’Amboia. I quali ancora che pruprudentissimi fossero, e de molte virtù accompagnati, pure essendone giovini e tutti disposti ad amore, lassando l’affanno del perdere coi pensieri insieme a chi l’avesse, el duca, trascorrendo a cavallo quasi ogni dì per Firenza, avvenne che Filippo se innamorò de una liggiadra e bellissima giovene, de nobile parentato, moglie de un notevole cittadino; e travagliandose de continuo a la cominciata impresa accadde che Ciarlo in un altro lato de la città fu preso dal piacere della sorella de l’amorosa de Filippo, la quale in casa del patre non maritata dimorava: el che senza sapere tale parentela si deliberò, ancora che bella oltra modo gli paresse, di temperatamente amarla, poiché come a esperto nelle amorose battaglie cognoscea che le giovene donzelle levemente e con poca fermezza sogliono amare. Filippo trovando che la soa donna discreta e intendente era, con tale subbietto apparecchiato, a summamente amarla se dispose: de che la donna accorgendosene e considerate le molte laudevoli parti del cavaliero, se de-
- ↑ divo, perchè morto: alla latina.