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il mistero del poeta 391


La signora aperse la bocca per protestare, ma una stretta eloquente del braccio di suo marito gliela fece chiudere. Nè lei nè Violet capivano quest’idea, e Paolo non lasciò loro il tempo di pensarvi. Appena potei abbracciare questo incomparabile amico e dirgli una parola di gratitudine. Egli trascinò via sua moglie e disparve nella pioggia.

Due minuti dopo arrivò il treno da Assmannshausen. Feci salire Violet nel primo coupè che trovai aperto, benchè vi fossero due signori e Violet esitasse, mi interrogasse collo sguardo. Passammo fra i due viaggiatori che stavano allo sportello e ci collocammo al lato opposto del coupè. Subito udii qualcuno correre, udii gridare «presto!» Un’ombra comparve allo sportello, fece atto di cacciar dentro la testa a guardare; i nostri due compagni furon pronti a farsi avanti dicendo — non c’è posto, non c’è posto. — Quegli tirò via, i conduttori. gridarono ancora — presto, presto! — la campanella della partenza suonò, il treno si mise lentamente in moto. Dio mio, quell’ombra! Era egli dunque sfuggito a Steele? Ed era poi salito nel treno o no?