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il mistero del poeta 185

venuta a porre il capo in grembo a miss Yves. Questa mi porse il foglio e si mise pure a baciare ed accarezzare la testolina bionda. Lessi stando in piedi presso al tavolino.

Violet non aveva cuore di dir ciò che scrisse, e io non ho cuore di riferirlo qui nella soave, squisita forma in cui lo conservo. Mi perdoni, amica mia, non lo darei a leggere nemmanco a Lei. Miss Yves si doleva, con parole accorate, ch’io non l’avessi obbedita, e diceva di aver consentito a parlarmi ancora, solo per la fiducia che dopo il suo racconto mi allontanerei da lei per sempre. Mi pregava quindi di usarle pietà, di non dirle parole dure, di congedarmi da lei con clemenza.

Io ero commosso sino al fondo dell’anima, mi mancava il respiro; Violet pure ansava, con una faccia smarrita. Stesi le mani come per prendere le sue. Ella accennò rapidamente alle bambine, onde compresi che, sola, me le avrebbe concesse.

— Lo prometto — le dissi in italiano, con voce soffocata. — Mi crede, non è vero?

Violet rispose, pure in italiano: — Sì.