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Visse ancora Matteo alcuni anni, quando sentendosi omai venir meno le forze pensò di cedere la signoria di Milano a suo figlio Galeazzo e di ritirarsi a far penitenza de'suoi delitti nel monastero di Crescenzago presso Milano, dove il 22 giugno dell'anno 1322 venne a morte nella tarda età di anni settantadue. I posteri gli attribuirono il titolo di Magno per l'arditezza delle sue imprese, e per l'esito fortunato, del quale in parte furono coronate.


CAPO XLI.


Di Galeazzo, Azzone, Luchino e Giovanni Visconti successori di Matteo il magno. — Famosa battaglia di Parabiago, presa di Locarno e dedizione di Cannobio.


Pochi anni sopravvisse Galeazzo alla morte del padre, e in questi nulla, ch'io sappia, operò che al nostro scopo meriti di essere riferito. Venendo a morte l'anno 1328 ebbe a successore il proprio figlio chiamato Azzo od Azzone.

Era di questi giorni signor di Como Franchino Rusca, il quale col mezzo di Matteo Visconti era giunto a scacciare la fazione opposta dei Vitani e ad assicurarsi il dominio di quella città. Se non che avendo questi procurato di essere da Giovanni Re di Boemia insignito del titolo di Vicario Imperiale di Como e suo territorio, e più di essere in questa sua dignità confermato nel 1328 anche da Lodovico il Bavaro, nacque per ciò stesso discordia tra lui e il Visconti, in conseguenza della quale nel 1335 fu assalito da Azzone con poderoso esercito. Franchino veggendosi incapace di opporgli resistenza, venne a patti con lui, e gli cedette la signoria di Como, che Azzone aggiunse a quella di Milano.