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a morte nel 1286. Ebbe magnifica tomba in una apposita cappella della Chiesa di S. Abbondio, entro un’arca di pietra viva, sulla quale gli fu poscia innalzata una grandiosa statua equestre in marmo. Questa statua, come attesta il Ballarini nelle sue Cronache, si vedeva ancora nel 1564, dopo il qual’anno venne tolta di là. Il suo nome però rimarrà sempre riverito tra i più illustri cittadini, che onorarono la sua patria Locarno.

Frattanto l’arcivescovo Ottone conchiuse l’anno 1282 la pace anche colle città di Cremona, di Piacenza e di Brescia, dopo la quale studiò il modo di disfarsi di quell’amico pericoloso ch’era il marchese di Monferrato.

Approfittò poi dei momenti di pace per far ristorare i castelli di Arona e di Angera stati rovinati dai Torriani: non che la rocca di Germignaga, prepositura in quest’epoca di tutta la Val Travaglia. È famoso nella rocca di Angera un pozzo profondissimo, che vi si ammira tuttora, e dà acqua potabile e perenne. Viene comunemente chiamato il pozzo di Rolando; è però incerto in che tempo sia stato edificato, perchè incerta è pure l’età e il casato di esso Rolando. V’ha chi lo ritiene di nazione longobarda e primo fondatore di questa rocca, mentre altri lo fanno della famiglia stessa de’ Vi-

    damente soccorso da Ottone, mosse una guerra fierissima al Rusca e col sussidio di 150 cavalieri prese nel novembre dell’anno stesso Lugano, Locarno e Bellinzona, borghi principali, scrive il Tatti, e di moltissima conseguenza, che prestarono ubbidienza a Luterio. L’Arcivescovo stesso nel dicembre seguente mosse personalmente in aiuto di Simone ed al 24 di quel mese entrò con Simone e con un grosso corpo di truppe in Cantù, da dove mise in soggezione il nemico. Poscia Matteo Visconti nipote (leggi pronipote) dell’arcivescovo unitosi anch’esso a Simone, a Giovanni da Lucino ed a varii esuli Comaschi, occuparono insiememente Varese ad impedire i trasporti delle vettovaglie presso gli avversari rinchiusi in Castelseprio. Finalmente ai primi di aprile 1286 nelle lande tra Lomazzo e Rovello segnata una generale pace fra le contendenti parti, e intervenutovi Ottone in persona ed i legati di sei città Lombarde, Simone reduce novellamente a Como, ivi carico di anni e di onori terminò qui la vita, che l’immanità ed il furore di molteplici nemici non gli aveano potuto rapire, glorioso, dice il Tatti ed immortale alla posterità.»