Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/420


— 401 —

altro diritto. In questo modo colla stessa approvazione imperiale venne formalmente stabilito il governo repubblicano in quasi tutte le città d'Italia.

Felice la Lombardia, se ogni città contenta del conseguito trionfo si fosse data approfittando della pace a ristorare se stessa e a migliorare il proprio governo senza pensare ad ingrandimenti a spese ciascuna del suo vicino! Ma quanto avviene di spesso che la sciagura ritempra gli animi a maschia e generosa virtù e li lega insieme a grandi propositi, altrettanto è raro che la prosperità cementi la pace e li mantenga in quel perfetto equilibrio, che rende un popolo forte, signor di se stesso ed arbitro de'suoi destini.

La guerra che Milano, forse la prima a darne il funesto esempio, sostenne colle vicine città, sciolse ben presto la lega Lombarda, e non ci volle che la minaccia di un nuovo e potente nemico per ricondurla tantosto all'union primitiva. Era di que'dì l'Italia più che mai lacerata dalle fazioni de'Guelfi e de'Ghibellini, e Federico II, già incoronato imperatore fino dall'anno 1220, alla testa di questi mostrava di voler seguire l'esempio dell'avo; quando Milano co'suoi collegiati alla testa dei primi dopo varie e fortunose vicende ottenne di sbaragliare i secondi nelle pianure di Gorgonzola l'anno 1242. Così la pace fu nuovamente conchiusa.

Ma la pace collo straniero, tanto poco giovano le ricevute lezioni! riconduce di bel nuovo alla guerra e all'intestine discordie: e Milano offre una seconda volta il miserando spettacolo di accaniti e prolungati dissidii, che finiscono coll'interamente asservirlo.

Rifugge l'animo dall'entrare nella particolare esposizione dei fatti di una città, quale Milano, in preda alle più violenti passioni; e perciò mi terrò pago di accennare di volo, com'ella fosse in questi tempi divisa in due grandi partiti di nobili e di plebei, e come gli uni contro gli altri continuamente alle prese facessero a gara ciascuno chi più potesse inferocir contro l'altro. La stanchezza della lotta menava spesso alla pace, foriera poco stante questa medesima di zuffe più micidiali. I nobili coi loro capi furono più volte scacciati dalla