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Un tale stato di cose venuto su a poco a poco e quasi direbbesi di soppiatto e senza legittima autorizzazione, a lungo andare non poteva non attirare lo sguardo dei Re d'Italia; sicchè quando, morto Corrado, montò sul trono il Barbarossa, e si trovò sicuro in casa per la congiunzione nella sua persona delle due parti de'Guelfi, della quale aveva la madre, e dei Ghibellini, ben volentieri prestò l'orecchio alle grida degli esuli Lodigiani e Comaschi chiedenti un soccorso contro la prepotenza dei Milanesi, e scese tosto in Italia (1154). Piantò suo campo in Roncaglia, e dissimulando per allora con Milano, cominciò subito ad attaccare le minori città sue alleate (1155). Indi si fece incoronare re d'Italia in Pavia, e scese poscia in Roma per conseguire dalle mani di Papa Adriano IV altresì la corona Imperiale. La ottenne in quel medesimo anno 1155 e poscia tornossene nella Germania.

Milano lasciata per tal modo a parte d'inorgoglì e continuò ad accrescere con nuove conquiste la sua potenza. Se non che Federico vi discese una seconda volta nel 1158 e adunata similmente una seconda dieta in Roncaglia, stabilì di assediar Milano. Questa non potendo resistere per la fame si arrese, e a condizioni, se vuolsi, vantaggiose; poichè Federico concedeva loro la elezione de'consoli, solo ne chiedeva per sè il diritto d'investitura e il giuramento di fedeltà. Aveva maneggiata questa resa Guido conte di Biandrate, allora capitano de'Milanesi, il quale già da tempo secreto fautore del Barbarossa teneva a bada i Milanesi e gabbando così questi e quello con molta destrezza era giunto ad occupare pressochè tutto il Novarese, ad eccezione della città1.

    colo XII in appresso. «Dopo quest'epoca, scrive il Balbo nell'Opuscolo succitato (pag. 261), non credo che si trovi più in tuta Italia nè un Conte, nè un Marchese col titolo di alcune delle città grandi. I titoli anche dei più potenti ed anche di quelli, che col tempo ripresero la signoria delle città, furono allora desunti da qualche corte o castello di poco conto, ovvero da un soprannome di famiglia. Così i Conti di Biandrate, del Verme, i conti Guidi, ecc.»

  1. Vix ipsa civitas excepta, come avverte Ottone di Frisinga (II, 15), presso il Muratori, Rer. Ital. V. 6, pag. 711).