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Verso la fine dunque del secolo XI i consoli governarono la città di Milano, e di concerto con altri magistrati provvedevano al'interno ordinamento della medesima. Vi era un consiglio chiamato di credenza, al quale era affidato il segreto de'pubblici affari ed era detto consiglio minore, perchè ristretto a poche persone. Le discussioni importanti sulla guerra e sulla pace, sulla scelta de'magistrati, in ispecie dei consoli, si sottomettevano al giudizio del popolo convocato in adunanza generale, detta anche consiglio maggiore. Il supremo dominio dell'Imperatore vi era ancora riconosciuto, ma come per forma, e nelle monete; mentre ogni comune intraprendeva guerre per proprio conto, faceva paci e conchiudeva alleanze. Non reco esempi su questo, nè cito autori, perchè le storie di questi tempi ne sono piene. Però la repubblica di Milano, e dicasi lo stesso di quella delle altre città Lombarde, era nei suoi primordii circoscritta tra le mura delle città e del suo limitato distretto; perchè le adiacenti campagne formavano altrettanti piccoli stati, che a somiglianza della città si governavano anch'esse da sè. Ma tra le prime Milano non andò molto, che agognando a maggior dominio, cercò di ingrandirsi a spese dei Comuni vicini, tentando coll'armi di sottometterseli. Le guerre intraprese da essa contro Lodi e Como, distrutte dalle sue armi, ne sono una prova1.

    mente prima del detto anno, nel quale si facevano i preparativi della Crociata, alla quale prese parte. — Il numero poi dei consoli variava a proporzione dei bisogni della città. Se ne trovano due, tre, quattro, sei e più. In un documento presso il Lupi (vol. II, pag. 945 e seg.), si trovano nominati consoli 21 in Milano nel 1130, il più de'quali erano scelti tra i capitani, altri tra i valvassori minori, ed altri tra i semplici cittadini.

  1. Collo scadimento della potenza de'Vescovi sulle città, specialmente pei tumulti, che avvenivano in tempo di sede vacante, o d'intrusione di alcuno di essi eletto simoniacamente a scadere quella dei Conti nei comitati della campagna, i quali furono o distrutti aggregandosi alla città il contado, o ridotti nel loro distretto e forzati a mutar nome, o prenderselo da qualche parte di ciò che loro rimaneva. E così si venne sviluppando in breve quella che poi disse autonomia o indipendenza o libertà de'comuni, che fu poi la condizione di quasi tutta l'Italia dal principio del se-