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me creste del Sempione sino a quelle del Gottardo, secondo che venne anche recentemente affermato dal benemerito Brambilla (I. e. Vol. II, pag. 258), occupando così buona parte dell'antico territorio dei Leponzii.

Confinava poi inferiormente dal lato Occidentale del Lago col Contado di Pombia, la cui esistenza in quest'epoca ci viene assicurata da un documento dell'anno 867, ch'è forse il primo, che ce lo ricordi, ed oltre al Vergante colla Riviera d'Orta, che fu più tardi eretta in principato, concesso in feudo al Vescovo di Novara, il quale si estendeva sino ad Omegna, la cui Pieve abbiamo già veduto spettare al nostro Contado.

Tale era a mio parere l'ampiezza sua primitiva alla fine del VIII e dei due seguenti. Come poi sia stato successivamente modificato, ed anco in questi stessi secoli smembrato e diviso per continue donazioni di alcune parti di esso a Monasteri od a Chiese, sottratte per questo alla sua giurisdizione, in parte l'abbiamo veduto e in parte ancora il vedremo, e meglio di noi il vedranno coloro, che daranno opera a dilucidare ex professo quelle parti di esso, che sono fuori dei limiti, che abbiamo assegnati al precedente lavoro.

Capoluogo di questo Contado, come è nota, era Stazona, antica città, delle cui vetuste memorie abbiamo già parlato nel libro precedente. Della sua condizione però nel IX secolo nulla o quasi nulla ci è noto. Tuttavia dal vederla costituita capitale di un sì vasto Contado, e sede per conseguenza di un giudice o ministro o vicario, che dir si voglia, se non anco del conte stesso almeno per qualche tempo, n'è sufficiente argomento per credere, che siasi pure in questo tempo mantenuta in uno stato rispettivamente anche florido: difatti città è chiamata al principio del detto secolo nella carta citata dell'anno 807, che or ora vedremo, nulla ostando per questo che in un'altra carta del 998, che esamineremo più avanti, designandosi una corte sita nel suo territorio, potesse anche dirsi essere questa in loco et fundo Stazona. Perocchè civitas è chiamata anche posteriormente dall'Autore della Vita MS. già nota dei Santi fratelli Giulio e Giuliano nel secolo XI, e civitas pure nel seguente è chiamata da Donato Bossio presso Benve-