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Ma il Giulini non conobbe altra carta dell'anno 863, che fu pubblicata recentemente nel Codice suddetto al n.º CCXXVII. dalla quale risulta che il medesimo Angelberto, ora prete, dona tutti i suoi beni, ch'erano in Canobio1 a Pietro abate del Monastero di S. Ambrogio di Milano a condizione di avere da esso gli alimenti, la qual cosa gli è conceduta colle seguenti parole: Concedimus tibi diebus vita tue, ut abeas victum de cella fratris (così) Monachi, qui inibi abitacerint. Ora noi sappiamo, che Campeliono o Campiono, come oggi si chiama, posto alla sponda Orientale del Lago di Lugano, spettava realmente al contado di Seprio sino dai primordii della sua costituzione, come abbiamo veduto. Dicendosi pertanto, che Angelberto prete del vico di Canobio poteva prendere gli alimenti o dalla cella di Campiano, o dalla corte di Canobio, c'pare, che non dovesse poi esservi tanta distanza dall'uno all'altro di questi due luoghi; altramente non si potrebbe comprendere così facilmente, come si potesse, essendo Angilberto del vico di Canobio, accordargli di prendere il vitto a suo piacimento o dall'uno o dall'altro di questi due luoghi, dove s'intendesse di parlare di Canobio sulla sponda del nostro Lago.

A ciò si aggiunga che l'abate di S. Ambrogio di Milano era ancora nell'anno 1148 in possesso di questi beni in Canobio e in Campione; poichè da una carta di quest'anno si ricava che l'Arcivescovo di Milano non solo glieli conferma, ma di più ancora gli conferma e concede il giuspatronato sulla

  1. Da un'altra carta poi dell'anno seguente 864 del 24 gennaro pubblicata ivi stesso n.º CCXXVIII, e dalla quale si trae che il detto abate Pietro entra in possesso di quei beni, si rileva pure, che i beni del prete Angelberto erano posti in vico et fundo Canobio, cioè parte nel vico (le case) e parte nel fondo (altri beni). Il Giulini sita anche questa carta (P. I, pag. 290) ma erroneamente legge in vico burgo Canobio in luogo di vico et fundo, col qual secondo modo egualmente è chiamato ancora in altra carta del mese di aprile dell'anno 870 pubblicata ivi stesso sotto il n.º CCXLVII, la quale contiene la donazione fatta da Amatrico Mediolani Vicecomite, figlio di Walderico vicecomes eiusitem civitatis di alcuni beni e case poste in vico et fundo Canobio.