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dei donatori e di più testimoni1; difatti leggiamo nella prima: Actum infra castro qui dicitur novo, e nella seconda: Actum in supra scripto castro novo; e, ciò, che maggiormente ancora interessa, convalidato dalla firma di un notaio del sacro palazzo; il quale nella prima dichiara: Ego Bonizo notarius sacri palacii scriptor uius (leggi Huius) cartule ofersionis post tradite complevi et dedi. E finalmente ancora si avverta, che in queste carte non si da menzione alcuna del re d'Italia e dell'Imperatore, secondo che solea praticarsi mai sempre negli atti sia pubblici sia privati, firmati da pubblici notai.

Fu già notato dal Giulini e da altri, che in questi tempi, segnatamente durante il regno di Ardoino, nelle carte di Milano e del suo territorio, come anco altrove, si omettevano ad arte quei nomi: indizio questo non dubbio e dello spirito d'indipendenza, che si andava risvegliando in Italia sino dai primordii di questo secolo, e del favore di alcuni principi Italiani, massime dell'Arcivescovo di Milano, alla causa di re Ardoino. Per la qual cosa, tutto considerato, non mi pare priva di fondamento l'opinione, che il piccolo condado di Ossola posto nella Valle di questo nome possa avere avuto origine intorno a questi medesimi tempi, e certo non molto lontana da essi.

Da questi retrocedendo vediamo ora se si possa fare qualche altra conghiettura sugli anteriori, sempre basati sugli indizii, benchè tenui, che ci offrono le nostre carte.

Noi già abbiamo veduto che Oscela era capoluogo della sua Valle e delle circostanti e sede di un procuratore di Augusto, con autorità civile e militare, sino da quando queste Alpi furono assoggettate all'Impero Romano: abbiamo veduto, che abolito questo governo, il territorio dell'Ossola fu attribuito ai

  1. Trovo che tra i testimonii, che firmarono la seconda di queste carte due ve ne furono del nostro Invorio, ossia Ivorio, come ivi si scrive. Eccone i nomi. Signum †† manibus Walfridi filius quondam Rimberti et Gautefridi de laco Ivorio tenes.