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CAPO II.


Dei contadi del Ducato di Milano in generale e descrizione di tre di essi in particolare.


Ho già accennato che Carlo Magno colla soppressione dei Ducati nella Lombardia, introdusse una nuova divisione territoriale. Ogni città che per lo innanzi era stata governata da un Duca, fu ridotta ad un semplice contado di assai ristretti confini, mentre il restante suo territorio veniva diviso in varii contadi, il numero de'quali era maggiore o minore per ciascheduna secondo l'ampiezza del medesimo. I contadi spettanti alle città erano chiamati urbani e rurali: questi secondi erano quelli detti anche vicani, perchè la loro residenza era in un qualche vico di maggiore importanza, e considerato come capoluogo di quel contado. Differivano però tra loro in questo, che i rurali dovevano generalmente parlando dipendere e star soggetti all'urbano: avevano nondimeno entro certi limiti alcune attribuzioni loro proprie, come di trattar cause, stipulare contratti e amministrare la giustizia; per la qual cosa spesso venivano appellati anche giudici e ministri, e il loro contado talvolta giudiciaria o giudicatura, specialmente in antico, e tal altra anche ministerio. A cagion d'esempio in una carta dell'anno 865 presso il Giulini il contado del Seprio è chiamato iudiciaria Sebriense, e quelli di Milano e di Pombia in altra dell'867 iudiciaria Mediolanensis, o iudiciaria Plumbiense: ed egualmente in altra ancora dell'840, presso il medesimo, quello di Stazona è detta ministerium.

La dignità di conte a principio non era personale: col processo del tempo però, e dietro certe regole determinate, divenne anche ereditaria. D'ordinario un conte non governava