Pagina:Il Lago Maggiore, Stresa e le Isole Borromee - Vol. 1.pdf/196


— 177 —

signoria territoriale, si dee ricordare in primo luogo l’arcivescovo di Milano, la cui potenza nel secolo undecimo e duodecimo segnatamente niuno fu che potesse eguagliare.

In quest’epoca dunque le città erano governate da un conte, o comite; il quale aveva sotto di se altra persona che ne teneva le veci, chiamata vicecomite, o con termine abbreviato visconte. Questi ne avevano l’amministrazione sì civile che militare. Quelle poi tra le città, che avevano a capo del proprio governo un vescovo, chiamato Signore, o Domino con latino vocabolo, erano amministrate in luogo di lui da un vicario, chiamato perciò vicedomino od anche visdomino. Che anche Milano avesse in questi tempi il suo conte non è a dubitare trovandosene memoria nelle antiche carte, tra le quali basterà ricordar quella, che per mancanza di data è collocata dal Giulini (P. I, p. 443) tra gli anni 820 e 840, che fa parola di certo conte di Milano nominato Leone. Non si hanno però di questi conti la serie successiva: e maggiore eziandio è l’oscurità di quelli della Campagna. Appena se ne trova ricordato alcuno nelle antiche pergamene rimasteci.

Quanto alla legislazione fu già avvertito, che per l’amministrazione della giustizia fu garantito a ciascuno l’uso di quella propria della nazione, alla quale apparteneva, ritenuta per tal modo in pieno vigore. Nel Capitolare Longobardorum dell’anno 786 al capo 8, si ha che Pipino re d’Italia, vivente Carlo Magno, emanò una legge che stabiliva, ut unusquisque homo suam legem pleniter habeat conservatam. Per cui si trovarono ad un tempo vigenti in Italia circa sei diverse legislazioni, che noi vedremo ben presto ricordate pure nelle carte spettanti ai luoghi del nostro Lago1.

  1. Scrisse l’Avv. Carlo Motti, nei suoi Commentarii MSS. al Maragno, che avremo occasione di ricordare più volte, che nell’Archivio antichissimo della Chiesa collegiata e parrocchiale di Bedero in Val Travaglia vi hanno carte in buon numero, dalle quali risulta il fatto assai per questo notevole, che presso il Verbano durò l’uso promiscuo delle leggi Romane, Saliche e Longobarde sino all’anno 1200. Avverte inoltre ivi stesso alla voce Bedero il medesimo Avv. Motti, che a torto fu attribuita la fondazione