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quanto pare, del Friuli, che divenne una delle marche più famose d'Italia, di Spoleto e di Benevento: gli altri furono tutti soppressi. Anche Milano dunque, e dicasi lo stesso delle altre città principali soggette ai Franchi, ebbe il suo territorio sino allora estesissimo diviso in parecchi contadi, come vedremo in appresso.

Avvisò Carlo Magno con questa divisione, che divenne col tempo una fonte perenne di discordie e di guerre intestine, di dominare viemeglio i popoli a sè soggetti e tenerli in freno, tanto più che si era con ciò procacciato il mezzo di beneficare i suoi più fidi e gli aderenti al proprio partito: i quali di conseguenza, potendo anche quelle dignità divenire ereditarie nelle proprie famiglie, erano altresì impegnati a mantenersi costanti nella soggezione di lui e dei suoi successori. Questi beneficii loro conferiti furono poi quelli, che in processo di tempo si chiamarono feudi, la cui più remota origine si scorge per questo essere Longobardica1.

Tra i beneficati da Carlo Magno e dai suoi successori furono in modo particolar i Vescovi e gli abati dei monasteri più insigni e tra le chiese quelle che erano cattedrali, seguitando con ciò l'esempio già dato in parte dai Longobardi. Poderi e privilegi concesse loro in gran quantità, in forza de'quali essi crebbero a poco a poco in ricchezze e potenza, avvantaggiandosi per ciò stesso di molto sopra dei laici sì per l'influenza ch'esercitavano pel carattere del sacro loro ministero sullo spirito delle popolazioni e sì per l'immobilità de'loro stessi possessi, che si doveano trasmettere intatti ai lor successori. Tra gli ecclesiastici, che giunsero col tempo ad avere una

  1. È opinione di non pochi eruditi che presso i Longobardi la legge Feudale sia stata introdotta solo per consuetudine, benchè non si trovi ricordata con questo nome. Si vuole che Corrado il Salico sia stato il primo a fissarla in iscritto. Il Muratori poi ritiene che la parola feudo non sia comparsa in Italia prima del mille. Scrive il Durandi (Piemonte Cispadano antico, Torino, 1774, p. 210), che finora la carta più antica, che si conosca con questo vocabolo è quella di Roberto re di Francia del 1008.