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non si trovano nella storia di quelli le perfidie o gli atti feroci e freddamente crudeli, che si riscontrano di continuo nella storia di questi, che da alcuni ci si vorrebbero far credere apportatori all'Italia di civiltà1. Che se abbiamo detto, ciò non ostante, miserabile in questi tempi la condizione d'Italia e delle nostre contrade in ispecie, gli è anche a riflettere, che il male che viene ultimo, ancorchè più leggiero dei precedenti, non si sente meno di quelli, se non forse anco più, appunto per questo, che si aggiunge ad aggravarne la somma.

E che la condizione de'nostri paesi siasi venuta via via migliorando, possiamo anche rilevarlo dalla conversione dei Longobardi al cattolicesimo. Abbiamo già detto che questi a principio erano Ariani: ora è a dire che a tutta gloria di Teodelinda, e mercè le cure e le industrie del sommo pontefice S. Gregorio, che per opera di lei, convertito prima re Agilulfo suo sposo, a poco a poco tutta la nazione fu ridotta a professare la religione cattolica; sicchè in breve i Longobardi furono visti gareggiare cogli stessi cattolici nei doni alle chiese ed ai monasteri. Tra i monumenti della pietà della regina Teodelinda è da annoverare la Basilica di S. Giovanni Battista in Monza2 e tra quelli di Agilulfo marito di lei, la donazione ch'ei fece a favore di S. Colombano, il quale, scacciato di Francia per opera della regina Brunechilde, riparò in Italia coi suoi compagni3 e si ebbe da lui il territorio all'intorno della Basilica di S. Pietro di Bobbio sino all'estensione di quattro miglia, come da carta del 24 luglio 612 pubblicata nel Vol. I Chartarum dei Monumenta Historiae Patriae. Questa donazione fu poi confermata da Adaloaldo, figlio e successore di Agilulfo l'anno 616, come da altra ivi stesso del 7 luglio, e da Frodoaldo in una terza del 4 novembre 652. Tale è l'origine del celeberrimo

  1. È questa un'osservazione che credo giustissima nella Prefazione citata p. 8.
  2. Vedi Paolo Diacono l. c. IV, 22.
  3. Altro compagno di S. Colombano e come lui di patria Irlandese, fu S. Gallo, fondatore del celebre monastero, attorno al quale poi sorse la città, che ebbe nome da lui, e del quale ci occorrerà di far parola più avanti.