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ma priva di mezzi di difesa, con poche truppe e non approvvigionata, non poteva opporre che una debole resistenza. Vi fece Alboino il suo ingresso trionfale il 4 (secondo altri il 3) Settembre dell'anno 569, incominciando da questo anche a datare gli anni del nuovo suo regno.

Quella che gli oppose una maggior resistenza fu Pavia, città molto forte e bastantemente agguerrita. Alboino la cinse d'assedio, che durò circa tre anni: ma dopo una sì vigorosa ed ostinata difesa, alla fine costretta per fame, anche Pavia dovette cedere ed aprire le porte al vincitore l'anno 572. Alboino l'elesse per sua residenza e fecela capitale del nuovo regno.

Durante questo assedio, i Longobardi si erano avanzati alla conquista delle altre città della Liguria fino ai confini delle Gallie dall'una parte, e della Venezia e dell'Istria dall'altra, estendendo altresì le loro conquiste al di quà del Pò sino quasi alle porte di Roma e più oltre ancora, non lasciando ai Greci, incapaci omai di sostenersi in campo aperto contro di loro, che Ravenna col suo esarcato e il rimanente d'Italia con Roma. Tale ebbe principio il regno de' Longobardi nella penisola.

Comprendeva esso regno le provincie della Liguria e dell'Emilia, ed aveva da se dipendenti i tre maggiori ducati del Friuli, di Spoleto e di Benevento1; mentre la potenza de' Grecifu ridotta a Ravenna colle due Pentapoli, la marittima e la mediterranea o nuova, oltre varii ducati, quali il Romano, quello della Campania e di Napoli, ecc.2.

Secondo alcuni i Longobardi furono così chiamati dalle lunghe aste (alabarde), ch'essi costumavano di usare in guerra; secondo altri dalla lunga barba. QUesta seconda etimologia sembra che sia più conforme alla verità, essendo data dallo stesso loro storico, Paolo Diacono, pur esso Longobardo, e

    ad esso la scelta fatta di Pavia per capitale de' Longobardi in luogo di Milano, adducendo in prova l'esempio de' Goti, che preferirono Ravenna, per la stessa ragione ch'era più forte.

  1. Vedi il Fumagalli, Antichità Longobardico-Milanesi, Milano, 1702, Vol. 1, p. 7.
  2. Vedi il Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, T. N. p. clxviii, e Antiquitates medii aevi, Dissert. V.