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contribuzioni indirette, gli è che il Governo ebbe uopo di 2,500,000 lire per impiego misterioso. L’Europa non ne saprà nulla.

«La parola è d’argento, ma il silenzio è d’oro.» I ministri della finanza che sonosi succeduti hanno tutti adottato cotesta divisa. Quand’anche sieno necessitati a parlare, eglino posseggono l’arte di tacere ciò che la nazione vorrebbe sapere.

Quasi in tutti i paesi civili, la nazione gode due diritti che paiono ben naturali: quello di votare le imposte, e quello di chiarirne l'impiego.

Nello Stato pontificale, il Papa o il ministro di lui, dice ai cittadini: «Ecco quello avete a pagare.» E poi raccoglie la pecunia, spendela, e non se ne parla più, se non in modo vago.

Intanto per satisfare in qualche modo all’Europa, Pio IX promise di sottoporre la finanza ad una specie di Camera di Deputati. Ecco il testo di tale promessa che, insieme a molte altre, faceva parte del Motu-proprio del 12 settembre 1849:

«È stabilita una Consulta di Stato per la finanza. Essa si occuperà del bilancio prevenlivo; esaminerà i conti dell’anno pareggiati e compiti, e li autenticherà. Darà il suo parere sulla creazione di nuove tasse, o sull’alleviamento di tasse già esistenti; sul più equo riparto dei pesi, sui modi più proprii a rianimare il commercio, e, in generale, sopra tutto ciò che concerne gl’interessi del pubblico Tesoro.