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proprietario assediato da piccola mano di ladri nelle sue case, a breve distanza da Rimini; là, tutti i detenuti di un carcere se n’erano iti co’carcerieri, a loro grande agio. Altrove la Diligenza aveva corso disgrazie alle porte della città. E se vivevasi in posa in alcun cantuccio, gli era perchè gli abitanti, calati a patto co’ briganti, pagavan loro la stabilita taglia. Cinque volte la settimana incontrava il corriere pontificio sotto guardia di un Omnibus riempito di gendarmi, e cotesto spettacolo mi faceva avvertito che il paese non era troppo sicuro.

Il governo poi, debole ed incurioso per imprendere a sterminare il brigandaggio e quietare il paese, fa talvolta vendetta dell’autorità sua vilipesa e del danaio rapitogli. I giudici istruttori non si recano benigni quando sono sospinti ad agire. Non solo stringono gli accusati a confessar loro delitti, ma talvolta stringonli con la morsa. Il tribunale di Bologna lo ha detto, a grande rincrescimento, il 16 giugno 1856. Ha fatto menzione di mezzi violenti e feroci.

Ma il furto semplice, il furto innocente, il furto di tabacchiere e di moccichini, il furto che cerca nelle tasche altrui una discreta limosina, è tollerato con bontà paterna, cosi come la mendicità. Le statistiche ufficiali pubblicano, con attenuamento, il numero de’ mendici di Roma; duolmi che non dei tagliaborse, che certo formicolano. Il governo li conosce tutti per nome, e lasciali in lor balia. Gli