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il giugurtino 131

nelle quali riprendea la mollezza e la viltà (a)1, e chiamava in testimone li Dii, per li quali avesse giurato; e ammonialo di ciò: che egli li guiderdoni di Metello non convertisse in suo male; e che la morte di Giugurta era molto presso; ma, se egli dovesse perire per la virtù di Nabdalsa, o per quella di Metello, questo era in quistion^: ch’egli pensasse nell’animo suo se li guiderdoni, ovvero li tormenti, piuttosto volesse. Quando queste lettere furono portate, Nabdalsa, avendo affaticato il corpo ed essendo stanco, si posava sul letto: là dove, poich’egli ebbe intese le parole di Bomiirare, prima li venne una cura e pensieri; poi, siccome suole addivenire, lo pensoso animo da sonno fu occupato.

CAPITOLO LV.

Come il tradimento fu manifestato a Giugurta.

Era uno Numida grande procuratore de’ fatti di Nabdalsa, fedele e accetto a lui, e che di tutti i suoi consigli, se non di questo ultimo, sapea ed era partecipe. Egli, poiché udì ch’erano state portate lettere, pensando per l’usanza che ci fosse mestieri l’opera e lo’ngegrio suo, entrò dentro al padiglione; e, dormendo Nabdalsa, prese la lettera, la quale egli s’avea dispronedutamente posta al capezzale2 sopra’1 capo, e lessela tutta: e, avendo conosciuto il tradimento, sì tosto se n’andò al re adirgli il fallo. Nabdalsa poco stante fu risvegliato, e, non avendo trovata la lettera, seppe dagli fuggitivi tutto com’era suto; e prima si brigò di proseguitare3 e avere Io dello manifestatore: ma, poiché questo non poteo fare, andò a Giugurta per scusarsi e riconciliarlo verso di sè, e dissegli: che quello manifestamento, lo quale egli intendea di fare, era stato antivenuto dalla malizia del famigliare suo; e, lagritnando, lo pregò per la sua amistà, e per li suoi d’innanzi buoni e fedeli fatti, che egli di tanta reilà non l’avesse sospetto. A queste cose il re, altramente che non avea nell’animo, dolcemente rispose. Bomilcare fece uccidere, e molti altri li quali avea conosciuti per compagni della tradigione4: e la sua ira avea costretta e celata,’ acciocché per quel fatto non nascesse discordia alcuna ovvero battaglia. Nè poi Giugurta ebbe dì niuno o notte in riposo; nè in persona alcuna ovvero tempo si credea5 nè fidava sufficientemente: li cittadini suoi e li nimici egualmente temea; ripensava e ragguardava attorno lutte cose; e d’ogni romore spaventava; e spesse fiate prendea la notle altro luogo, e quhi contra lo regal modo si posava; talora risve-

  1. (ovvero pigrizia sua).
  2. capezzale è quel guanciale lungo quant* è la larghezza del letto, dove si pone il capo.
  3. proseguitateli sta per perseguitare. Vedi alla p. 83 la n. 5.
  4. tradigione è voce antica da non usare, ed è lo stesso che tradimento.
  5. Qui pare che sia usato il credersi in significato affine all’afidarsi, confidarsi, e simili; nè incontrano esempii di quest’uso negli scrittori del buon secolo, ovvero sono assai rari, avvegnaché frequentissimi presto i migliori de’ secoli seguenti. Dal Vocabolario noti si registra; ma il Cesari gli ha dato luogo nelle sue giunte,di