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482 parte seconda

stiamo esaminando. — «Quando gli alberi nascono, sono pieghevoli e molli; quando muoiono, sono rigidi e forti; la cedevolezza e la debolezza son le compagne della vita; la rigidità e la forza son le compagne della morte. Per la qual cosa un forte esercito non riporta vittoria;1 un albero robusto viene abbattuto. Tutto ciò che è grande e potente ha nel mondo il più basso stato; tutto ciò che è umile e debole ha in verità il più alto.2 — «La debolezza è lo stato costante del Tao: se non fosse tale non potrebbe esistere lungo tempo».3 Essa virtù è riguardata anche come quella che riconduce gli esseri al Tao, da cui sono usciti, e che fa conseguire all’uomo la perfezione. «Quanto più la volontà si fa debole, tanto più il cuore si vuota; e quando il vuoto del cuore è assoluto, l’uomo entra in quello stato di quiete perfetta, nel quale il Tao si mantiene eternamente.4

La fermezza e la forza sono vinte dalla docilità e dalla debolezza. Questa asserzione che Lao-tse ama spesso ripetere,5 si adopra anche a spiegar con un esempio. —


  1. Il commentatore spiega così questo passo: «Un forte esercito, fiducioso di sè, combatte alla leggera; e non badando che a uccìdere, e a sparger da per tutto desolazione e stragi, si fa nemica ogni gente. Gl’inermi allora si uniscono a difesa comune; e l’unione dei deboli divien cosi la forza che abbatte i vigorosi e i potenti».
  2. Ibidem, cap. lxxvi. — Il commentatore illustra quest’ultimo passo, come segue: «Gli esseri che son forti e vigorosi son per perdere la loro armonia vitale, e morire: è dunque giusto che e abbian di fronte agli altri un grado inferiore. Quelli che son molli e deboli, son per possedere a pieno l’armonia vitale, l’apogeo della vita; perciò devono esser riguardati superiori agli altri». Conf. anche il cap. xxx, in fine.
  3. Ibidem, cap. xl e commento.
  4. Ibidem, Commento al cap. xl.
  5. Conf. i capitoli xxxvi e xliii.