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parte prima 213

Questa prima raccolta del canone sacro è assai estesa. In lingua Tibetana essa occupa l’ottava parte del Bka’-’gyur (13 opere), senza contare i commentarii, che hanno il loro luogo nel Bstan-’gyur. Il Cinese è ancora più ricco in questo genere di scritture, imperocchè, secondo che afferma il Wassiljew (p. 89), mentre in Tibetano non si trova che il Vinaya della scuola Mulaçarvâstivâdin, le traduzioni cinesi conservarono anche quello delle scuole Mahâsânghika, Dharmagupta e altre.

Passiamo ora a parlare delle scritture che portano il nome di Sûtra. Nella letteratura Vedica i sûtra formavano il complemento dei brâhmana, dei quali compendiavano il contenuto essenziale, esponendolo per aforismi: e rappresentavano l’ultimo periodo di quelle scritture, che si distinguono appunto in Mantra, Brâhmana e Sûtra. I Buddhisti hanno dato il nume di Sûtra, che vuol dire propriamente «guida, norma», a tutti quei libri che sono compresi nella seconda parte del Tripitaka. Essi furono detti anche Mûlagrantha, perchè sono tenuti come libri autentici di testo, e Buddhavacanam, perchè si dice che conservino la parola del Buddha. I Cinesi, nelle loro traduzioni, danno a questi scritti il nome di King: quel medesimo nome, col quale quei della scuola di Confucio chiamano i libri, che contengono le dottrine del loro maestro e le antichissime memorie della loro nazione.

Quantunque gl’insegnamenti della Legge buddhica siansi incominciati a scrivere molto tempo dopo l’apparizione della religione, non si può negare ad alcuno di questi Sûtra, ed in particolare modo a quelli, che riportano alcune predicazioni di Gâutama intorno alle Quattro verità, una antichità notevole (W., p. 13). — Nei Sûtra più moderni si trovano molti passi discordi con l’antica dottrina. Così, mentre il Buddhismo primitivo non ammetteva come fondamento che quelle Quattro verità, alcuni di tali scritti le tengono in poco conto, e vi sostituiscono la teoria dei Dodici nidâna; mentre in antico si pretendeva, che il più alto stato dello spirito fosse di togliersi dall’azione di ogni operazione del pensiero, molti -