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introduzione xix

Buddhismo, lo decisero a lasciare la reggia paterna e darsi a vita meditativa in un eremitaggio, per trovar modo di liberare i viventi da questi tre supremi flagelli. I nostri filosofi cristiani vedono le cose sotto un altro aspetto: «la morte per essi è un bene, perchè se ella non fosse, da gran tempo non vi sarebbe al mondo più luogo per nessuno; i dispiaceri e le angosce che s’incontrano nel cammino della vita, sono ostacoli che la natura vi ha posti di tratto in tratto, per impedire che ci si allontani di troppo dalle sue leggi; senza le amaritudini che ci accompagnano dappertutto, gli animi si depraverebbero, e non avrebbero forza di resistere al menomo desiderio; le malattie sono sforzi della nostra costituzione fisica, destinati a cacciar dal nostro corpo qualunque umore malefico»,1 e così via via: tanto che siamo arrivati a persuaderci, che tutto il male che è nel mondo c’è dato a fin di bene. I Buddhisti piangono di continuo sui destini dell’umanità; tra noi invece c’è chi piange e c’è chi ride: ed a ragione, chè le umane vicende si prestano, invero, e si prestarono sempre, ad essere osservate sotto due aspetti differenti, il ridicolo e il serio. Ecco perchè tra noi in tutti i tempi e sotto varii nomi, v’ebbe chi rivestì le spoglie di Democrito o


  1. Bernardin de Saint-Pierre, Études de la nature.