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parte prima 61

si riduce a praticare la virtù e a frenare le passioni.1 Lascia la via del vizio e segui la virtù: il virtuoso ha premio in questa vita e nell’altra (alludendo alla trasmigrazione). — Vinci l’odio coll’amore, il male col bene, l’avarizia colla generosità, la menzogna colla verità. — Niuno dimentichi il proprio dovere per rispetto altrui; ma appena conosciutolo, lo pratichi sempre e dappertutto. — Stai contimiamente a guardia di te stesso: le passioni entrano nel cuore come la pioggia in una casa mal custodita. — Abbatti la intera foresta della concupiscenza, non ne abbattere un albero solo, o un sol ramo: quando ne avrai distrutto ogni albero, ogni arboscello, ogni erba, allora potrai dire di esser libero, puro, virtuoso. — Fino a che non avrai spento il fuoco delle passioni, estirpato dal tuo cuore il più piccolo desiderio, la tua anima sarà schiava; e tu sarai attaccato alle illusioni del mondo, come il vitello alle mammelle della madre. — Lascia l’amore, il desiderio, le passioni d’ogni specie; ama la via della pace e del Nirvâna.2 Non oltraggiare chi ti oltraggia, non accusare chi ti accusa, non batter chi ti batte. Ecco in che consisteva la morale dei primitivi discepoli del Buddha.3

Quale doveva essere poi il tenore di vita di coloro che si davano alla religione, Gâutama stesso lo fa conoscere in un discorso che, secondo la leggenda, tenne ai suoi discepoli, poco innanzi la morte. «Cari fratelli, egli disse, fino a che resterete uniti e daccordo, fino a che vi adunerete per parlare della dottrina, con regolare sollecitudine, la istituzione vostra sarà prospera e fiorente.


  1. Vedi cap. i, pag. 41-42.
  2. Dhammapada, versetti 14, 166, 168, 223, 283, 284, 285.
  3. Wassiljew, p. 83.