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42 parte prima

d’accrescere in ogni modo le proprie cognizioni, studiare tutta ciò che è buono. Nei rapporti con gli uomini devesi osservar sempre il principio d’onestà e rettitudine; si deve supplire ai bisogni dei genitori, provvedere al necessario per la moglie e i figliuoli, fare elemosine, assistere amici e parenti, non operare sotto la potenza della tentazione, astenersi dalle bevande inebrianti. In fine conviene essere rispettosi verso il nostro simile, umili, modesti ne’ desidèri, grati per ogni favore che si riceve, pazienti; è bene dilettarsi di buoni ragionamenti, ascoltare gli insegnamenti religiosi, vivere tra i monaci di tempo in tempo; intrattenersi spesso intorno agli articoli della fede, coltivare ogni virtù, avere in cuore costantemente le Quattro verità, fissare la mente al Nirvâna. In mezzo alle afflizioni del mondo, starai fermo come torre, tranquillo, coraggioso, o giovane Dêva; e se osserverai questi ammaestramenti, non sarai mai sopraffatto dai nemici del bene, e godrai la pace del giusto e del saggio».1 In questo sunto di un discorso, che è tra i più importanti che vengano attribuiti a Çâkyamuni, si contiene il fondamento della morale buddhica.

I convertiti alla nuova religione erano naturalmente divisi in due classi: monaci e laici. Fra’ primi accorrevano coloro, pei quali il mondo non aveva più allettamenti, e che cercavano la calma delle passioni nell’austerità della vita monacale; osservando in ispecial modo l’altissima povertade e la splendidissima castità, come si esprime il fondatore degli ordini mendicanti in occidente. I laici rimanevano al secolo, e senza rinunziare a’ piaceri del mondo, cercavano di mostrare la loro fede con elemosine ai monaci, e con l’osservanza di quella


  1. Bigandet, p. 115, nota 62 bis.